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Quote rosa non rispettate nelle giunte comunali, Italia dei Diritti sul piede di guerra

Carlo Spinelli responsabile per la Politica Interna del movimento presieduto dal giornalista Antonello De Pierro attacca le amministrazioni che non rispettano le quote rosa nelle giunte comunali chiedendo un tempestivo intervento delle prefetture per non aspettare anni prima di delegittimare una giunta che delibera violando il rispetto delle norme

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Roma 13 luglio 2023: Il movimento politico Italia dei Diritti torna a parlare delle quote rosa spesso non rispettate nelle amministrazioni comunali, e lo fa attraverso il responsabile nazionale per la Politica Interna Carlo Spinelli che già in precedenza aveva sollevato il problema prendendo in esame le giunte di alcuni comuni con meno di mille abitanti:” Come movimento ci prefiggiamo il compito di scovare le storture nelle istituzioni e di denunciare mediaticamente quanto riusciamo a scoprire in modo che, chi di competenza, possa intervenire e riportare la legalità laddove la stessa viene violata; e proprio in questa ottica, abbiamo fatto una ricerca sui comuni del Lazio con popolazione inferiore ai 3000 abitanti per vedere quante amministrazioni comunali sono in linea con la norma che intende garantire le quote rosa all’interno delle giunte. Ebbene, abbiamo scoperto che oltre il 40% dei comuni laziali con meno di 3000 abitanti, non rispetta questa norma violando l’articolo 51 della Costituzione Italiana. Non solo ma siamo anche venuti a conoscenza che alcuni sindaci non hanno adeguato lo statuto comunale come prescritto dall’articolo 6 comma 3 della legge 267/00 che intende garantire la presenza dei due sessi all’interno delle giunte comunali e, addirittura, qualche sindaco ignora anche che ci sia una norma a garanzia delle quote rosa nei piccoli comuni. Quanto emerso dalla nostra ricerca – prosegue Spinelli – porta alla luce una incompetenza nell’amministrare da parte di alcuni governatori cittadini e/o una scarsa sensibilità morale e civile nei confronti della donna nascondendosi, a volte, dietro la scusa che non ci sono donne in questi comuni che intendono impegnarsi in ruoli istituzionali importanti. Le stesse colpe le hanno le opposizioni, laddove sono presenti in maniera seria e concreta, che lasciano passare questa violazione costituzionale non opponendosi alla formazione di una giunta di fatto illegittima. Anche dal punto di vista giurisprudenziale ci sono delle lacune, infatti la procedura per delegittimare una giunta che non rispetta le quote rosa passa attraverso una sentenza del tribunale che, con i tempi della giustizia italiana, può arrivare anche dopo 3 o 4 anni dalla denuncia e la delegittimazione avviene solamente dopo la sentenza, quindi tutto ciò che è stato deliberato da una giunta di fatto illegittima viene comunque considerato valido. Questo dimostra come ancora nel nostro Paese manchi la cultura della politica al femminile nonostante ci sia una Premier donna così come donna è la leader del maggiore partito di opposizione, però se poi andiamo alla base, scopriamo quanto riportato sopra. Come già ho detto negli interventi precedenti – va avanti ancora Carlo Spinelli – se la discriminazione parte dalle istituzioni, l’integrazione diventa difficile, e qui parliamo proprio di atti discriminatori verso le donne che in politica non sono casi isolati nonostante si cerchi di fare in modo che questo non accada attraverso norme che dovrebbero garantire la parità di genere. Purtroppo poi le norme vengono raggirate o sfruttate a favore degli uomini come ad esempio quella che prevede, nei comuni sopra i 5.000 abitanti, una percentuale non superiore ai due terzi di un genere rispetto all’altro nelle liste dei candidati consiglieri; spesso però le donne sono utilizzate per portare i voti agli uomini, infatti con la doppia preferenza, non è un caso notare che a un candidato uomo vengono accoppiate più candidature di donne garantendo così all’uomo l’elezione. A tal proposito infatti a ogni tornata elettorale laddove si esprimono le preferenze nominali, vengono eletti sempre più uomini che donne. Per le politiche, con il listino bloccato vincolato all’alternanza uomo e donna e con la stessa percentuale di capolista tra uomo e donna, si è riusciti a far fronte a questo problema. Nei comuni invece questa situazione ancora persiste e i segnali che si mandano sono quelli di una certa sudditanza maschile nei riguardi del genere femminile che potrebbe venire pericolosamente recepita in maniera distorta dalle menti più deboli e deviate che può poi sfociare in atti di violenza verso le donne arrivando fino al femminicidio. Qualcuno forse potrebbe pensare che si stia esagerando richiamando questi fatti di cronaca, comunque al di là di questo, il lavoro che andrebbe fatto è quello di far rispettare le leggi che sono in vigore e dimostrare a tutti che uomo e donna sono diversi solo sessualmente, ma possono tranquillamente ricoprire da pari gli stessi incarichi e devono godere degli stessi diritti. Per concludere – chiosa Spinelli – ci rivolgiamo a quei comuni che non rispettano le quote rosa nelle giunte come Saracinesco, Mandela, San Gregorio da Sassola, Marano Equo, Vallinfreda, Arcinazzo, Roiate, solo per parlare di alcuni comuni della provincia di Roma, di attuare un cambio di rotta e garantire, come recita il testo di legge, la presenza femminile in giunta, mentre alle Prefetture interessate di controllare e intervenire tempestivamente qualora questa legge non venisse rispettata perché non bisogna aspettare la fine di una legislatura per sancire poi, tramite un giudice, che quella giunta non era legittimata a deliberare e quindi a governare un comune”.

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