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A un anno dalla cattura di Masha Amini e dall’inizio delle proteste femministe, com’è la situazione in Iran?

L’antropologa Sara Hejazi ripercorre il fenomeno dell’esplosione delle rivolte attraverso lo studio dell’Iran contemporaneo

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Il 16 settembre ricorre l’anniversario della morte di Mahsa Amini, la giovane ragazza curda arrestata dalla polizia morale di Teheran per non aver indossato correttamente il velo islamico, episodio che ha scatenato numerose rivolte e che ha trasformato la giovane ventiduenne in simbolo delle proteste all’interno della Repubblica islamica dell’Iran.

Ma come sono nate sono nate le proteste femminili in Iran? Si può parlare di femminismo iraniano? A cosa serve la “polizia morale”?
A queste e ad altre domande prova a rispondere Sara Hejazi, antropologa e ricercatrice presso il Centro per le Scienze Religiose della Fondazione Bruno Kessler di Trento e il Centro di eccellenza europeo Jean Monnet dell’Università di Trento, nel volume “Iran, donne e rivolte” (pp. 160, € 14) pubblicato con i tipi di Scholé-Morcelliana. Il testo propone una lettura della storia contemporanea dell’Iran di oggi, a partire dalla rivoluzione islamica del 1978-79, il suo impatto sulla condizione femminile degli strati popolari della società, l’urbanizzazione, la lotta all’analfabetismo e l’accesso femminile di massa all’università, la rivoluzione digitale e la crescente secolarizzazione, la “polizia morale” e il femminismo.
In un paese che conta più di ottanta milioni di abitanti e un mosaico di minoranze etniche e religiose, sono molte le questioni che si sovrappongono e le donne si trovano a muoversi, a vivere e a lavorare in un contesto politico e legislativo che le penalizza. Le proteste caratterizzate dallo slogan “Donna, vita e libertà” rappresentano uno spartiacque tra un mondo che sta morendo – quello dell’Islam politico e della religione che detta le regole ad una società ormai moderna a tutti gli effetti – e una fase nuova, tutta da definire, che sta tentando di prendere forma sotto i nostri occhi.
Riguardo l’occidentalizzazione dell’Iran, Hejazi afferma «Non sarà un mondo rappresentato, come vorrebbe qualcuno, da una completa occidentalizzazione dell’Iran. Non ci sarà più, infatti, a livello planetario, un unico centro di propagazione culturale, che ha in passato coinciso con l’“Occidente” in tutte le sue manifestazioni. La modernità, come abbiamo visto, non è mai stata e non è neanche oggi una prerogativa occidentale. Si tratterà, piuttosto, di mondi policentrici, multi polari, messi a sistema e in rete, energeticamente efficienti, sostenibili, collaborativi, se siamo fortunati. In costante crisi e in perenne conflitto, se siamo invece sfortunati».

Tra le numerose presentazioni del volume con la partecipazione dell’autrice e il firmacopie segnaliamo il 20 settembre a Cuneo, nell’ambito della rassegna «Scienza al NUoVO» – presso il centro sportivo e culturale di via Parco della Gioventù -, a Torino il 22 settembre presso la Libreria Trebisonda e il 23 settembre presso il Circolo dei Lettori, a Brescia il 6 ottobre con Çigdem Oguz in occasione del Festival dell’Educazione e l’11 novembre nell’ambito del Festival della Pace, a Milano al MixFestival.

Per richieste del volume per recensione e interviste con l’autrice scrivere a ufficiostampa@morcelliana.it

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