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Storia vera della bambina Lorenza esorcizzata da Caterina da Siena
Conoscete la storia vera della bambina Lorenza, esorcizzata da Caterina da Siena, patrona d’Italia e compatrona d’Europa? Ve la racconto io, magari un po’ a modo mio, traendola da: “Beato Raimondo da Capua, S. Caterina da Siena, Legenda maior, Edizioni Cantagalli, Siena”.
I primi otto anni della sua vita Lorenza li aveva trascorsi tranquillamente in una bella casa di Siena, coccolata da mamma, papà e dalla sorella più grande. Disgrazia volle che il padre, ser Michele di ser Monaldo, stimatissimo notaio, raggiunta una certa età, fosse preso dal desiderio irresistibile di dedicare il resto della sua vita al servizio di Dio. Disgrazia, in realtà, non per lui, fortunatissimo, ma per le povere figlie, giacché il loro caro babbo decise di consacrare anch’esse al buon Dio. Donò i suoi averi al monastero di San Giovanni Battista, pose le fanciulle in compagnia delle altre vergini che vi erano rinchiuse, e lui e la moglie andarono ad abitare nella foresteria, per sbrigare gli affari del convento e nello stesso tempo stare vicino a Dio. L’improvviso cambiamento non piacque per niente a Lorenza, che cominciò a piangere e a disperarsi, ed era inconsolabile al punto che un giorno una monaca se ne uscì dicendo: “Questa bimba ha il diavolo in corpo!”. Non l’avesse mai detto! Il pianto e gli strilli di Lorenza turbavano la quiete del monastero, e quella era una ragione più che sufficiente affinché fosse allontanata. In breve tempo tutte le monache si persuasero che Lorenza fosse indemoniata, e ser Michele fu costretto a portarla via. Il demonio, però, appena fuori dal monastero, cambiò atteggiamento: anziché tormentare Lorenza, le diede insolite capacità. La bimba, nuovamente vicino a mamma e papà, si era calmata, ma un giorno, grazie alle arti dell’antico serpente, cominciò a parlare un latino elegante, pur non conoscendo questa lingua; rispondeva a profondi quesiti, e scopriva i segreti peccati delle persone. I genitori, nonostante le facoltà della loro bambina non recassero danno ad alcuno, erano certissimi che il demonio albergasse ancora nel corpo della figlioletta, e poiché tanta era la loro pena e tanto il timore del serpente antico, cercarono ogni mezzo per liberarla dall’intruso. La portarono a visitare reliquie di santi; la posero a sedere sul sepolcro del beato Ambrogio Sansedoni, che in vita ebbe la virtù di scacciare gli spiriti immondi, ma fu tutto inutile; neppure i vestiti del grande esorcista, messi addosso alla piccola, riuscirono a mettere in fuga il demonio: la bimba continuava a parlare latino elegante e a non dar fastidio a nessuno, tranne che ai peccatori ovviamente.
Non restava che rivolgersi a Caterina da Siena. La santa però non aveva un buon carattere. Alla richiesta dei disperatissimi genitori, si spazientì e rispose: «Ogni giorno sono infastidita dagli spiriti maligni: posso mai occuparmi di quelli degli altri?». Ciò detto, trovò un pretesto per allontanarsi, e fuggì salendo sul tetto della casa attraverso l’abbaino. Ser Michele e la moglie, sempre più angosciati a causa delle meravigliose doti di Lorenza, sicuro segno che il demonio albergava in lei, ricorsero allora a fra Tommaso, affinché trovasse lui il modo di persuadere Caterina a scacciare il demonio dalla loro bambina. Il frate, a differenza della santa, provò una gran pena per l’invasata e per i suoi genitori, e decise di portare Lorenza a casa di Alessia, la discepola e compagna prediletta di Caterina.
In quel momento la vergine senese era assente, e fra Tommaso affidò Lorenza ad Alessia, con quest’ambasciata: «Di’ a Caterina, appena rincasa, che il suo confessore le comanda di tenere con sé questa bambina sino a domani». Caterina, che teneva molto al voto dell’obbedienza, non avendo vie d’uscita si rassegnò, e obbligò Lorenza ad inginocchiarsi con lei e a pregare fervidamente il Signore. Dopo una lunga notte di strenuo combattimento, il nemico fu messo in fuga. La mattina seguente, Alessia, essendosi accorta che la bambina era finalmente libera dalla bestia immonda, forse perché non parlava più l’elegante latino, corse a riferire la bella notizia a fra Tommaso. E tutti, i genitori di Lorenza, Alessia, e fra Tommaso, felici e con le lacrime agli occhi, si recarono alla cella della vergine per ringraziare lei e il buon Dio. Ser Monaldo e la moglie volevano riportare subito Lorenza al monastero, ma Caterina non si fidava del demonio; temeva che potesse tornare ad infastidire la sua protetta, e chiese di tenere con sé la bambina ancora per un po’ di tempo. Bontà d’animo, oppure il timore di perdere la reputazione di brava esorcista? Non è dato sapere.
Dopo qualche giorno, Caterina, in compagnia di Alessia, si recò a trovare Lapa, la sua adorata mamma, e lasciò a casa Lorenza, affidandola a una serva. Il drago infernale approfittò della circostanza, e col permesso del Signore, s’impossessò nuovamente della fanciulla. Caterina, quando rincasò, si accorse immediatamente della demoniaca presenza, giacché la bimba era accesa in viso, come per febbre, ed era irrequieta. Irritatissima, la santa così apostrofò il diavolo: «Brutta bestiaccia come hai osato invadere ancora quest’innocente vergine fanciulla? Confido nel Signore Gesù Cristo Salvatore e Sposo mio che questa volta ti caccerò per sempre». Il demonio le rispose: «Se io uscirò da qui, entrerò in te». E la vergine: «Tu senza il permesso del Signore non puoi fare nulla. Se il mio Sposo vuole che entri in me, io non contrasterò la sua volontà». Queste parole fecero sì che il demonio perdesse ogni potere su Lorenza. Prima di abbandonarla, tuttavia, sfogò ancora per qualche tempo la sua rabbia su di lei, cagionandole un forte mal di gola. Ma pensò Caterina a farglielo passare, tracciandole, come faceva Chiara d’Assisi, il segno della croce sul collo. La santa di Siena consegnò quindi la fanciulla ai genitori, che provvidero subito a rinchiuderla nuovamente nel monastero. Si rassegnò, la bambina Lorenza, al destino deciso per lei dal religioso ser Monaldo; non fece più capricci, non parlò più elegantemente lingue sconosciute, e il mal di gola, che qualche volta si riaffacciò, non fu attribuito all’opera del maligno. Di sicuro, segretamente, pianse ancora.
Renato Pierri
Autore del libro “Sesso, diavolo e santità – Santi, demoni ed esorcismi di un falso cristianesimo” (Coniglio Editore, Roma), in cui trovate altre cose interessanti che pochi conoscono.

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