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Così va questo povero mondo
Niente di mio in questo breve articolo. Mi limito a trascrivere alcune righe di ciò che ho letto questa mattina.
Da “Paginauno” (rivista di approfondimento politico e culturale):
“Documenti desecretati rivelano che tra il 1945 e il 1992 gli Stati Uniti hanno effettuato 1.051 test atomici esplodendo in totale 180 megatoni, pari a 11.250 bombe di Hiroshima; 12 test hanno contemplato il lancio di razzi fino a 700 km di quota nella magnetosfera, con l’obiettivo di verificare se la struttura stessa del sistema Terra potesse essere utilizzata come arma. Quali sono state le conseguenze a lungo termine sull’equilibrio terrestre e sul clima?
Quando si imputa alle attività umane la responsabilità del cambiamento climatico, una di esse gode di un unanime e trasversale occultamento: l’attività militare. L’economia, la politica, i principali think tank, le grandi agenzie sovranazionali… nessuno ne fa citazione nei dettagliati e accalorati documenti che auspicano, o impongono, innovazioni green e transizioni ecologiche. L’industria della guerra, dalla produzione alle esercitazioni ai conflitti in giro per il pianeta, è esclusa sia dall’elenco delle cause che da quello delle soluzioni”.

E sempre dalla stessa rivista:
“Più di 900 giornalisti, fotografi, operatori video e lavoratori del mondo dei media appartenenti a decine di testate – tra cui Washington Post e Guardian – hanno firmato una lettera aperta che contiene: la condanna dell’uccisione di reporter da parte di Israele nel conflitto in corso nella Striscia di Gaza; l’accusa ai media occidentali di essere “responsabili della retorica disumanizzante che è servita a giustificare la pulizia etnica dei palestinesi”; l’esortazione alle testate occidentali all’integrità e all’onesta intellettuale nella copertura della guerra.
Paginauno ha sottoscritto la lettera. Il link dove trovarla e firmare: https://www.protect-journalists.com/“.

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Ed infine pochissime parole di un caro amico su Facebook: “Renato, pensavo anch’io che papa Francesco fosse più vicino al Vangelo dei suoi due predecessori, ma sulla pandemia, sul genocidio in Palestina, il suo non parlare, il suo tacere, il suo conformarsi, mi hanno detto altro”.
Renato Pierri

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