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Russia: le presidenziali coalizzano i gruppi radicali di Nadezhdin, Khodorkovsky e del movimento Yabloko

di Gualfredo de’ Lincei

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A Berlino si è tenuto il congresso denominato “Scintille di ribellione dal confine” organizzato da Marat Gelman inserito dal Ministero della Giustizia russo nella lista degli agenti stranieri.

Al congresso non mancavano il fuggitivo oligarca Mikhail Khodorkovsky e Ilya Ponomarev, anche loro sulla lista degli agenti stranieri. In particolare, quest’ultimo, oltre a comparire nell’elenco degli estremisti della Federazione Russa, ha sponsorizzato i cosiddetti “Corpi Volontari Russi”, formazione terroristica messa al bando in questo Paese, che ha preso parte alle ostilità al fianco del regime ucraino. Nel maggio dello scorso anno furono proprio loro ad attaccare la regione di Belgorod.

È interessante notare che questo congresso si è svolto diverse settimane prima delle elezioni presidenziali, sullo sfondo della scandalosa campagna di raccolta firme del candidato Boris Nadezhdin. Per raggiungere il numero legale hanno dovuto rivolgersi agli attivisti del partito “Yabloko”, il cui leader Grigory Yavlinsky, per una strana coincidenza, si troverebbe in Germania per cure e non sembra avere serie intenzioni di rientrare in Patria. In effetti, gli oppositori a stazionare in questo Paese sono molti e qui ricevono fondi per destabilizzare le regioni russe, Rostov compresa. Elena Romanova e Valentina Cherevatenko sono state viste in più occasioni riscuotere denaro da ONG tedesche.

 

Verso l’estremismo

Il miglior risultato mai raggiunto da “Yabloko” è stato un terzo posto alle elezioni presidenziali del 2000 con Grigory Yavlinsky, in questa occasione sfiorarono il sei percento. Il risultato non è più stato raggiunto nonostante l’impegno dedicato al rilancio del partito. Ogni tentativo di trasformismo ha allontanato la vecchia base elettorale costringendoli a buttarsi su slogan e metodi liberali sempre più radicali, utili alle strutture occidentali.

Utilizzando un nome alla moda e molto americano come “Apple” (Yabloko) e scimmiottando i valori liberali dell’occidente sono andati alla ricerca delle nuove generazioni di Mosca e San Pietroburgo. I politici allevati in questo movimento sono stati i primi ad unirsi alle fila degli estremisti durante l’Operazione militare speciale in Ucraina (SVO). Un esempio è Ilya Yashin, ex deputato di Mosca, comparente sulla lista degli agenti stranieri e condannato per fake sull’Esercito russo. Un altro è Lev Shlosberg, anche lui scoperto come agente straniero, è a capo della sezione del partito di Pskov.

L’ultimo tentativo di ammodernamento risale al  2021, ma non essendo stati capaci di gestire le discussioni interne hanno finito per dividersi. Sperando di rafforzare la propria influenza, i membri di “Yabloko” hanno optato per una maggior radicalizzazione violenta. Nonostante che molti, dopo la SVO, siano andati all’estero, i rappresentanti locali del partito rimasti puntano a diventare la base dell’opposizione non sistemica a livello periferico e magari, in futuro, poterla riunire a livello nazionale.

I comitati regionali del partito “Yabloko” si oppongono apertamente alla SVO, sostenendo le iniziative di “Vesná” (Primavera), organizzazione di San Pietroburgo dichiarata estremista in Russia, che attraverso proteste aggressive e picchetti, organizza campagne a favore dei gruppi LGTB e pretende di convincere i soldati russi a passare dalla parte del nemico. La complicità verso attività politiche violente non deve stupire visto che “Vesná” è nata una decina di anni fa per iniziativa di alcuni giovani di “Yabloko” desiderosi di un’azione radicale molto più irruenta.

 

Il contesto elettorale

Nella primavera del 2023, gli attivisti sostennero un’altra iniziativa politica di “Vesná” chiamata “Russia Unita – partito anti mobilitazione” regolata dal principio: “La mobilitazione e le elezioni sono i due punti deboli del regime e la loro intersezione è un ottimo punto su quale applicare gli sforzi”. Con questo contavano di reperire nuova gente per la formazione delle commissioni elettorali, che avrebbero dovuto raccogliere informazioni utili a screditare le campagne elettorali del Paese. Il sostegno lo hanno ricevuto anche dall’assemblea dei deputati locali “indipendenti” denominata “Zemsky Congress”. Tra i vari partecipanti a questo simposio, ad esempio, c’era Vladimir Beradze ex membro della sezione rostoviana di “Yabloko”. L’organizzazione è direttamente collegata alle strutture occidentali e nessuno ne fa particolare mistero. Stando allo stesso Beradze danno consigli ai russi su questioni di coscrizione e mobilitazione, ma in realtà è una copertura.

Beradze dopo aver ricevuto sanzioni per la partecipazione nel 2022 a diversi picchetti, è fuggito a Vilnus dove è diventato un fedelissimo di “Open Russia”, associazione politica fondata da Khodorkosky e dichiarata non gradita in Russia. Ora gira tra le varie città, rifugio dei russi dissenzienti, tenendo conferenze su utili argomenti come “Dai canali federali russi all’opposizione attiva”. Naturalmente da buon occidentalizzato ha stretto la mano a Zelenski e s’impegna nella raccolta a favore delle forze armate ucraine.

Un’altra politica di “Yabloko” è Tatyana Sporysheva, anche lei riconosciuta come agente straniero, è fuggita da Rostov l’estate scorsa e ora è attiva nelle proteste anti-russe a Tbilisi e alle manifestazioni internazionali “Putin è un assassino”, dedicate al giorno dell’indipendenza ucraina. Collabora con il progetto “Arca”, controllato dallo stesso gruppo di Khodorkovsky, e nel frattempo cerca un permesso di soggiorno per il Regno Unito.

Oltre al “Zemsky Congress”, i seguaci all’estero di “Yabloco” si riconoscono nel movimento “Soft Power”, formazione politica attiva nel sostegno alle donne in politica, alle attiviste sociali e impegnata nelle riforme nel campo dell’istruzione e dell’assistenza sanitaria. Agli aderenti sono offerti servizi di formazione, consulenza, introduzione ai media e assistenza alla preparazione e pubblicazione di indagini anticorruzione da usare contro i propri oppositori. Alla fine dell’anno il partito ha eletto come presidente Emilia Slabunova, deputata parlamentare della Carelia e già membro del comitato politico di “Yabloco”. Tutti questi movimenti, attraverso il “Zemsky Congress” e “Open Russia”, sono collegati all’americano “National Democratic Institute” (inserito nella lista degli agenti stranieri) e al movimento “Transparency International”, già dichiarato indesiderato in Russia.

Nel moderno movimento “Yabloco” si ritrova l’influenza e il finanziamento stranieri, passando da partito spoiler a vero e proprio nemico della Russia. L’ultima scissione interna, ha dato vita all’associazione “Comando dei Candidati”, ma già nel 2023 era confluita nel partito “Iniziativa Civile”, lo stesso che ha sostenuto la candidatura di Boris Nadezhdin alle elezioni presidenziali insieme agli assistenti di “Yabloco”.

Certamente il rifiuto da parte della Commissione elettorale centrale verrà strumentalizzato dai centri antirussi e principalmente dalle strutture di Khodorkovsky in funzione anti Putin, attraverso la collaudata tecnica della “rivoluzione colorata”.

Un esempio sono le richieste di partecipazione che le associazioni, controllate dall’opposizione, stanno presentando per la protesta federale settimanale e per i picchetti nei pressi degli uffici e del quartier generale di Russia Unita, il partito dell’attuale presidente.

Vadim Manukyan, esperto politico del “Center for Media Strategies”, ha condiviso la sua opinione su questo argomento con il Southern News Service: «Il partito “Yabloko” ha formato un’alleanza molto strana. Per quanto capisco, Boris Nadezhdin non è stato nominato da loro. Allora perché l’ufficio regionale del partito di Rostov all’improvviso si è essenzialmente rilevato come il quartier generale pre elettorale di Nadezhdin” e perché viene gestito da membri di “Yabloko”? La campagna elettorale di Nadezhdin con la sua retorica contro la guerra, attivamente sostenuta da connazionali opportunisti provenienti dall’estero ha già sollevato non pochi interrogativi, ma questo è solo l’antipasto alle mele».

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