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Partono dal Vittoriale e da Asolo le celebrazioni del Comitato Eleonora Duse 100

Pierfranco Bruni*

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Parte il Comitato nazionale per le celebrazioni del centenario di Eleonora Duse. Presidente non poteva che essere nominato Giordano Bruno Guerri. Segreteria e tesoreria il Comune di Asolo nelle vesti del sindaco di Mauro Migliorini. Un importante organismo del Ministero della Cultura che per tre anni avrà la funzione di celebrare il ruolo di uno straordinario personaggio del teatro italiano tra fine Ottocento e primo ventennio del Novecento.
Infatti Eleonora Duse muore a Pittsburg il 21 aprile del 1924. Le sue spoglie riposano nel cimitero di Asolo. Era nata il 3 ottobre del 1858. Perché Giordano Bruno Guerri presidente? È semplice. È uno dei maggiori studiosi e il più attento storico di una stagione complessa della vita culturale europea e internazionale oltre ad essere il presidente del Vittoriale degli Italiani che racconta e testimonia non solo l’eredità dannunziana ma tutto ciò che ruota intorno al tempo in cui visse il Vate.
Di recente,  proprio al Vittoriale, sono state organizzate e inaugurate molte attività che riconducono alla figura e all’opera della Divina. È dal Vittoriale che sono partite propriamente le celebrazioni dusiane che vedono al centro , attraverso il Comitato nazionale, una serie di attività.
Il Comitato insediatosi in via on line con segreteria e sede al Comune di Asolo, annovera vari organismi e studiosi di teatro, di letteratura, cinema che puntano a una visione comparata della lettura di Eleonora Duse. Un’attrice che entra nella scena teatrale con un piglio innovativo e che propone un teatro moderno, che ha profonde radici in un mondo greco – latino che ha portato sulla scena attraverso un intreccio tra retroscena, ribalta e immaginario fondamentale tanto da condizionare la “recita” moderna attraverso una rappresentatività che ha dato vita a quello che sarà il cinema: dal muto al sonoro, dalla parola alla gestualità.
L’incontro iniziale del Vittoriale ha posto le premesse per una proposta non solo scientifica accademica, ma soprattutto didattico – pedagogica. Un dato significativo per rendere la stessa Duse confrontabile sia con i linguaggi teatrali che con una revisione storico – letteraria di una efficacia importanza soprattutto per rendere valorizzante il teatro che dal 1900 giungerà sino alla stagione sperimentale. Pirandello ha saputo incarnare benissimo la visione del teatro dentro la vita.
Ma anche la Duse dell’ultima stagione, quella americana, ha saputo ben assorbire le modalità del teatro pirandelliano sulla scena italiana. Tra Sarah Bernhard e Eleonora Duse non si può fare finta che D’Annunzio non abbia lasciato un segno indelebile. Lo ha lasciato.
Certo. Come lo ha lasciato Matilde Serao. Come lo ha lasciato Grazia Deledda. Sono elementi letterari che la Duse è riuscita a inserire nella sua dimensione teatrale grazie a uno stretto legame tra la donna e il personaggio. Infatti Sibilla Aleramo nel 1906 con “Una donna” scava in quel mondo del femminile che esplode, non in termini soltanto politici, ma culturali con una adesione a filtro letterario che porterà la stessa Sibilla a scrivere un grappolo di poesie di una decadente liricità.
Eleonora Duse ha una sua malinconica liricità soprattutto nelle opere dannunziane. D’Annunzio resta centrale perché i testi sono costruiti intorno a quella malinconia tragicità. Si pensi alla struttura della “Francesca da Rimini”.
Certo, Eleonora avrà la sua autonomia, ma non si può ridimensionare il ruolo che Gabriele ha avuto non solo nel suo privato ma anche nella sua attività di attrice dal 1894 in poi. Gli ultimi anni della Divina sembrano cambiare registro ma l’impronta dannunziana non si cancellerà assolutamente. Tanto meno si potrà celebrare il centenario della Duse facendo a meno del ruolo che l’opera dannunziana ha avuto nella sua vita partendo dalla poesia e dai romanzi.
Infatti D’Annunzio la riporterà anche nel “Notturno” oltre che nel mondo alcionico e nel “Fuoco”. Non ci sono dubbi sul fatto che la Duse ebbe rapporti letterari, non solo sentimentali, anche con Arrigo Boito. Ma Boito resta un librettista.
Le opere che la Duse porta sulla scena hanno ramificazioni in molti autori compresi quelli russi. Ma è D’Annunzio che “forgia” le sue opere teatrali intorno al “personaggio” Duse. Resta un discorso completamente aperto. Come è tale il legame tra la Divina e l’opera goldoniana sulla quale Maria Pia Pagani ha scritto testi basilari.
Il Vittoriale resta al centro di questi riferimenti per la vastità delle letture. Ciò che resta alla base di tutto è verificare le tipologie innovative post Goldoni e Alfieri nel teatro italiano e dare voce a quell’intreccio tra il teatro pirandelliano e dusiano. È un punto nevralgico, in tale contesto, la Eleonora Duse degli inizi con il periodo dannunziano e da questo alle tournée americane e russe prima.
Il futurismo russo ha influenzato la Duse? Una provocazione? Non direi. La cultura napoletana con Martino Cafiero e Matilde Serao hanno influenzato la prima Duse? In che modo la cultura boitana? In che termini il suo recitare ha affrontato il suo unico film deleddiano?
Insomma il discorso ha varie chiavi interpretative che attendono un confronto. Ma è certo che Eleonora Duse non è soltanto una attrice. Innovando ha rivoluzionato. D’Annunzio ha rivoluzionato innovando i linguaggi di un’Italia ancora ottocentesca. Dal Vittoriale a Napoli e da qui a Asolo il viaggio va oltre.

 

*Presidente Commissione Capitale Città del Libro  Ministero della Cultura

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