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Niccolò Figá-Talamanca, esperto in diritto internazionale e Segretario dell’ associazione  “Non c’è Pace Senza Giustizia” che ha contributo alla creazione della Corte Penale Internazionale nel 1998, è disponibile per chiarimenti tecnici e commento sulla richiesta di mandati di arresto da parte del Procuratore della Corte Penale Internazionale. Tel +32 494 533 918.

Gaza, Non c’è Pace Senza Giustizia: “Essenziali cooperazione, sensibilizzazione e coinvolgimento della società civile per dare vita ai mandati di arresto della CPI”

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Non c’è Pace Senza Giustizia accoglie con favore il fatto che stiamo assistendo ad alcuni movimenti circa la situazione della Palestina a lungo oggetto di indagine da parte della CPI”, ha affermato Niccolò Figá-Talamanca, esperto in diritto internazionale e Segretario dell associazione  “Non c’è Pace Senza Giustizia” che ha contributo alla creazione della Corte Penale Internazionale nel 1998.

 

Sosteniamo pienamente le parole del Procuratore secondo cui la legge si applica equamente a tutti. Tuttavia, indagare su “tutte le parti” non significa che un numero uguale di individui su ciascuna parte del conflitto debba essere ritenuto responsabile delle sofferenze umane inflitte ai civili. Coloro che hanno commesso atrocità devono essere chiamati a rispondere indipendentemente da quale “lato” del conflitto dichiarano di essere fedeli. Se la Corte penale internazionale decide di accogliere la richiesta del procuratore di tali mandati di arresto, ci aspettiamo che anche tutti gli Stati assolvano alle proprie responsabilità e forniscano il sostegno, la cooperazione e la protezione di cui la Corte penale internazionale ha bisogno per adempiere al proprio mandato. Invitiamo tutti gli Stati ad astenersi dal minacciare la Corte, i suoi funzionari e il personale e invitiamo Israele e gli Stati Uniti in particolare a ratificare lo Statuto di Roma, in modo che possano partecipare pienamente al lavoro di controllo non giudiziario della Corte. Esortiamo, infine, la Corte a garantire una forte attenzione alle vittime e alle popolazioni in Palestina e Israele e chiediamo all’Ufficio del Procuratore e al Registro di impegnarsi pienamente e in modo trasparente con la società civile, in particolare quella palestinese e israeliana, e insieme agli Stati parti, per garantire che tutti i difensori dei diritti umani siano protetti dalle minacce contro la loro incolumità a causa del lavoro che svolgono per promuovere la giustizia e la responsabilità.

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