Advertisement

UNARCHIVE FOUND FOOTAGE FEST

II Edizione: dal 28 maggio al 2 giugno 2024

Advertisement

 

UnArchive//Expanded

Cinema espanso nello scenario del Tempietto del Bramante all’Accademia di Spagna e di Vicolo Moroni, dove si rinnova il dialogo tra spazi e immagini.

 

The Editor’s Bin – La cesta del montatore

di Studio Azzurro

Tempietto del Bramante

Accademia di Spagna, Piazza S. Pietro in Montorio 3 (Gianicolo) – Roma

Orario: 10:00 – 18:00

 

Iconic roots – Radici iconiche

di Studio Azzurro

Tempietto del Bramante

Accademia di Spagna, Piazza S. Pietro in Montorio 3 (Gianicolo) – Roma

Orario: 10:00 – 18:00

 

afterimages

di Caterina Borelli

Vicolo Moroni (Trastevere) – Roma

Orario: 21:00 – 24:00

 

Accesso libero
 

Il Tempietto del Bramante, all’interno della Reale Accademia di Spagna di Roma al Gianicolo, e un appartamento in vicolo Moroni, nel cuore di Trastevere, rappresentano i due scenari di interazione con l’arte che il festival UnArchive Found Footage Fest, dedicato al riuso delle immagini d’archivio, ha concepito per apposite installazioni site specific, invitando alla ricreazione del linguaggio artistico illustri esponenti del mondo delle arti visive. Dal 28 maggio al 2 giugno, infatti, si potranno ammirare e si potrà interagire con i due nuovi lavori di Studio Azzurro e con la sperimentazione su strada di Caterina Borelli.

 

Al Tempietto, ogni giorno durante l’orario di apertura dell’Accademia, Studio Azzurro propone The Editor’s Bin – La cesta del montatore, un assemblage costituito da elementi del proprio archivio, in gran parte immagini elettroniche, inutilizzati da oltre quarant’anni. «Nel risvegliarle, toccandole con le dita digitali di un software di montaggio – spiega Leonardo Sangiorgi – dimostrano subito una vitalità inaspettata, che le spinge a legarsi ad altre compagne di risveglio attraverso un filo sonoro e musicale che indissolubilmente le unisce. Abbiamo provato a dare ordine a questa vitalità utilizzando come riferimento una modalità che, nel tempo, è stata spesso usata nei nostri lavori: la sequenza dei quattro elementi naturali, in questo caso iniziando dall’acqua, per passare poi alla terra e al fuoco, per terminare con l’aria. Abbiamo deposto questi frammenti, questi segmenti visivi, scartati o usati in parte, in contesti progettuali e sonori diversi, in una evocativa culla, la cesta del montatore, the editor’s bin, per ricordare volutamente anche le nostre filmiche origini cinematografiche».

 

Sempre di Studio Azzurro, all’interno dello stesso contesto, sono le Iconic roots – Radici iconiche, immagini create con la luce, dove si trova “la fotografia”. In questo caso il periodo prescelto dagli artisti è antesignano al maneggiamento elettronico e all’uso dei bit, un momento vitale di forte socialità e visione politica. «È successo tutto apparentemente in un breve attimo di sospensione e di riflessione che è durato però circa due anni  – affermano – Poi nella nostra storia ha prevalso la passione per l’immagine in movimento, per i film e poi il video. Quel momento lo identifichiamo in un particolare accadimento, nel ri-utilizzo di uno spazio dismesso, insomma di una “occupazione”, come si usava dire in qui momenti. Avendo chiara ancora la memoria di quei tempi ci piace raccontare quella storia, attraverso le fotografie che abbiamo scattato, evocando anche le tecnologie che si usavano, come ad esempio le “multivisioni” con i dia-proiettori in batteria e il linguaggio visivo dello split-screen».

 

Una ricreazione ispirata ad un passato più familiare che professionale è invece l’installazione Afterimages, concepita da Caterina Borelli per la vetrina su strada che affaccia su Vicolo Moroni, retrostante al Cinema Intrastevere, dov’è in corso il festival, e che si potrà visitare dal primo buio della sera fino a mezzanotte. «Questo lavoro – ricorda l’artista – descrive i primi mesi di vita nella città dove i miei genitori si stabiliscono nel 1950. La narrazione è fatta da estratti del loro diario scritto a due mani. Mio padre vinse una borsa di studio dell’UNESCO per giornalisti negli Uk, che lo portò a lavorare per vari giornali di località portuali. Mia madre lo raggiunse dopo un mese. Il diario rivela che per coprire le spese mandavano articoli a testate diverse usando pseudonimi. Le immagini e il diario riportano la scoperta della città e una vita in cui si mandavano e ricevevano lettere, telefonare era difficile e costoso e tutte le spese erano registrate».

 

L’inaugurazione delle opere di Studio Azzurro avrà luogo martedì 28 maggio alle ore 16:30 presso l’Accademia di Spagna a Roma; dalle ore 21:00 della sera stessa, a Vicolo Moroni, si potrà assistere all’opening dell’opera multimediale di Caterina Borelli.

 

UnArchive Found Footage Fest è ideato e prodotto dalla Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico ETS (AAMOD); in collaborazione con Archivio Luce – Cinecittà; con il riconoscimento di MIC – direzione generale cinema e audiovisivo; con il patrocinio di Comune di Roma, Accademia di Spagna a Roma, Ambasciata del Québec, Istituto polacco di Roma, Universidade de Lisboa, Faculdade de Belas-Artes, Centro de Investigação e Estudos em Belas-Artes (CIEBA), Ambasciata del Canada; Partner NABA – Nuova Accademia delle Arti, Università IULM; con la collaborazione di Centre Pompidou Studio Azzurro, IDFA, Locarno Film Festival, MUTA Festival Internacional de Apropiación Audiovisual, Pordenone Docs Fest, Cineteca di Milano, CSC sede Sicilia, Università Roma Tre DAMS, Università di Roma La Sapienza, Università Tor Vergata, Accademia di Belle Arti Roma, Accademia di Belle Arti Bologna, Accademia di Belle Arti Napoli, John Cabot University, Zelig Bolzano, IUAV Università di Venezia, SudTitles, Alpe Adria Cinema – Trieste Film Festival .

 

Si ringraziano: Casa Internazionale delle Donne, Academy of Art in Szczecin Biblioteca Totiana Lab80 Cinescatti Archivio Aperto Casale del Giglio, gli staff di Cinema Intrastevere, Alcazar Live.

Informazione equidistante ed imparziale, che offre voce a tutte le fonti di informazione

Advertisement
Articolo precedenteBROKENKIDZZ “AMERÒ DI NUOVO?”
Articolo successivoAtlante dell’Arte Contemporanea: un successo editoriale per l’arte italiana

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui