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Interlife, una No Profit innovativa

Intervista alla presidente dell’organizzazione
di cooperazione internazionale, Giorgia Gambini

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Sono più di 30mila le persone che Interlife ha aiutato e sta aiutando oggi nei rispettivi Paesi di origine: dal Tamil Nadu in India alla Costa d’Avorio in Africa, migliaia di famiglie hanno iniziato un percorso che li ha portati ad affrancarsi dalla povertà grazie al Toolkit Interlife, un modello di sviluppo innovativo ideato e messo in campo da Interlife, che prevede attrezzature, materie prime, formazione professionale e tutto l’occorrente per avviare in zone poverissime un’attività lavorativa con cui sostenere la propria  famiglia e aiutare le altre, innescando un effetto a catena solidale all’interno della propria comunità. «Uno strumento semplice, ma innovativo nel suo potente “effetto leva” in grado di moltiplicare nel tempo il numero di persone supportate e, di conseguenza, l’impatto economico e sociale –spiega la presidente di Interlife, Giorgia Gambini-. Nato dalla necessità di ridurre la povertà non solo per i bambini che godono di programmi specifici di protezione e sostegno a distanza, ma anche e soprattutto per le loro famiglie che hanno la possibilità di creare le condizioni per una quotidianità e futuro stabili, uscendo dal modello di aiuto legato all’assistenzialismo».

Interlife nasce a Milano nel 2008 ispirandosi ai principi dell’imprenditoria sociale e della sostenibilità. Accanto ai programmi di sostegno a distanza, nel 2012 lancia il programma Toolkit Interlife, una vera e propria rivoluzione nel panorama della cooperazione internazionale: «I Toolkit Interlife –dice la presidente Gambini– rappresentano un modello di sviluppo responsabile, sostenibile e partecipato che accresce la sicurezza alimentare ed economica di persone estremamente povere e vulnerabili e contribuisce a ridurre la denutrizione e la malnutrizione sia per la propria famiglia sia per la comunità. Inoltre, incentivano l’economia locale, aumentandone la produttività e diversificando le produzioni in funzione del mercato, favorendo così la nascita di microimprenditori e riducendo, contestualmente, il fenomeno dell’emigrazione rurale e internazionale. E soprattutto, e questo è l’aspetto più innovativo, i Toolkit innescano un circolo solidale e virtuoso all’interno della comunità: il beneficiario, infatti, dopo aver migliorato la vita della propria famiglia, deve replicare a favore di un’altra persona vulnerabile del villaggio, le opportunità ricevute in termini di start-up di una nuova microimpresa. La nostra esperienza ci dice che il numero dei beneficiari raddoppia grazie a questo modello che crea valore economico, imprenditoriale e sociale; è adattabile a diversi contesti e coinvolge attivamente i beneficiari che reinvestono nei loro Toolkit».

In questi anni sono oltre 4.500 i Toolkit che Interlife è riuscita ad attivare grazie alle donazioni, garantendo ai beneficiari un concreto aiuto “in loco” e permettendo a chi ha avviato un Toolkit di non considerare più, come unica opzione di sopravvivenza, l’idea di “migrare per sopravvivere”: «La questione dei migranti economici è seria e non deve essere considerata solo in termini politici. Le possibilità di intervenire e aiutarli nei rispettivi Paesi di origine ci sono e i nostri Toolkit lo dimostrano –continua Gambini; davvero pensiamo che i migranti economici non abbiano il desiderio di poter vivere e lavorare nei loro Paesi d’ origine? Questa è una narrazione sbagliata e fuorviante. Tutte le famiglie che abbiamo sostenuto con i Toolkit sono fiere di essere riuscite a crearsi un’indipendenza economica nel proprio Paese e di poter aiutare con il proprio impegno anche altre famiglie. Pensiamo all’India dove noi siamo attivi in una delle aree più depresse e povere, il Tamil Nadu; nel Paese, la suddivisione in caste è stata abolita formalmente nel 1947, ma la situazione sociale non è affatto cambiata: le caste esistono ancora, eccome! Ci sono migliaia di persone che non hanno nessuna possibilità di avere un lavoro dignitoso e cambiare la propria condizione. Grazie ad interventi e soluzioni concrete come i Toolkit siamo riusciti ad aiutare più di 20mila persone che altrimenti non avrebbero avuto nessun futuro». Proprio per informare sulla situazione dei bambini nella regione indiana, nel gennaio di quest’anno Interlife ha lanciato un brano musicale dal titolo «Dove c’è sempre gioia», per sensibilizzare a sostenere a distanza 200 bambini nel Tamil Nadu, dove il 50% dei bambini sotto i cinque anni soffre di malnutrizione e la maggior parte della comunità vive con meno di un dollaro al giorno: «Con questa canzone –continua la presidente– raccontiamo una vita che ne simboleggia tante altre: quelle dei bambini che, grazie al sostegno a distanza di Interlife, sono cambiate radicalmente. La nostra presenza nel Tamil Nadu ha migliorato la vita di circa duemila bambini, alcuni dei quali oggi sono adulti e hanno un lavoro o hanno potuto frequentare l’Università e oggi possono garantire ai loro figli un futuro diverso». L’organizzazione umanitaria aveva già utilizzato la musica per le proprie attività di crowdfunding nel 2021 quando, grazie alla collaborazione di Livio Magnini dei “Bluvertigo”, aveva lanciato l’EP «Mediterraneo»: «Con Mediterraneo abbiamo cercato di sensibilizzare politica e società civile sulla necessità di intervenire con decisione sulla questione delle migrazioni dall’Africa non solo denunciando, ma proponendo una soluzione concreta alla crisi migratoria; il Toolkit Interlife, che ad oggi, in Costa d’Avorio, ha permesso ad oltre 4500 persone di non imbarcarsi verso l’Europa”- conclude la presidente.

 

 

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