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SOMMARIO:  STORIA IN TV – NON SPARATE SULLA CROCE ROSSA – IL RICOVERY  CHE NON C’E’ -– MONUMENTI GIU’ –  PASTA FASCISTA – Approfondimento: FINISCE L’ERA TRUMP

 

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LA STORIA A TELE VCO

Per chi ama la storia ricordo che dopo il successo dell’anno scorso su TELEVCO-AZZURRA TV (canale 18, oppure in streaming ) ogni martedì  alle 14.30 vanno in onda le mie chiacchierate sulla storia locale – in collaborazione con UNI3 Arona – con repliche alle ore 15.30 – 16.30 e 22.00. Per ulteriori info, contattatemi.

 

NON SPARATE SULLA CROCE ROSSA

La situazione politica italiana è diventata così tragica – ma contemporaneamente grottesca – da togliere la voglia di prendersela.

Se una banda di incompetenti alla Conte & C. riescono a galleggiare impuniti dopo 10 mesi di pandemia significa che ormai gli italiani sono sostanzialmente rassegnati tra zone rosse, gialle, arancioni e “giallo-rafforzate” con colori che cambiano due volte al giorno.

Vi invito  a rivedervi i TG o le trasmissioni di questa primavera ed ascoltare le LORO dichiarazioni con promesse, assicurazioni e certezze: sono tragiche visto quello che poi è successo, ma a tratti anche esilaranti.

Riascoltate il video su LA7 del 28 gennaio 2020 quando Conte dichiarava “La situazione è perfettamente sotto controllo, siamo prontissimi, abbiamo adottato tutti i protocolli possibili, in Italia non accadrà mai quanto sta accadendo in Cina, siamo comunque perfettamente preparati ad ogni evenienza.”

Oppure la fantastica intervista a Di Maio a febbraio quando chiama il Covid “vairus” e ringrazia entusiasticamente la Cina per le mascherine in arrivo.

Cominciò così lo show di Conte, dando poi il via alla serie infinita di nomine,  commissari, commissioni, esperti, saggi… Tutti spariti se dissenzienti o ancora a pontificare in TV se ossequienti, con la nomina suprema del taumaturgo San Domenico Arcuri, il super super super esperto (i suoi fallimenti per Bagnoli, Termini Imerese e Ilva sono inciampi secondari). Ricordate d’altronde quello che lo stesso Arcuri  sosteneva in TV (andate a risentirlo!) ovvero che cliccando “Immuni” sul telefonino ci si salvava ed invece è stato un flop totale? Quisquilie per il  “grande” Arcuri, quello che ha a disposizione fondi illimitati senza controlli, che nomina, fornisce e compra, ma che soprattutto ora dispone a suo piacimento delle nostre vite, visto che sceglie lui chi far vaccinare prima oppure no e al quale non si può MAI fare una domanda in contraddittorio.

Poi ci sono da risentire le idiozie generiche o ovvie alla Azzolina o le  performance della Bellanova che ancora pochi giorni fa sosteneva come il vero problema grave dell’Italia fosse soprattutto il settore agroalimentare, eppure è proprio lei che guida (!?) la delegazione dei renziani al governo, quelli che sostengono che la crisi “non è una questione di poltrone”, però se da 2 saliranno a 3 ministri e avranno la delega ai servizi segreti allora possiamo discuterne.

A ruota arriva la Lamorgese, quella che aperto i porti e non riesce a controllare chi arriva, ma tanto la colpa è sempre di Salvini.

Ma su tutti in TV c’è sempre lui, il “principe Conte”, tutto giacca e cravatta e con lo staff che controlla e censura perfino il passaggio dei filmati di repertorio in TV. Come il Duce, Conte è sempre al lavoro, attento, presente, impeccabile, “sul pezzo”. Già avvocato del popolo e ora novello Messia, adesso sta tentando il suo terzo tuffo con avvitamento carpiato all’indietro pur di restare a Palazzo Chigi.

D’altronde a contrastare questi fenomeni non è che il centro-destra peraltro brilli di ingegno. Si parla da tempo di un rimpasto in Regione Lombardia sostituendo l’assessore alla sanità Giulio Gallera (quota FI). Quale nome nuovo è stato proposto dallo staff dell’esimio cav. Silvio Berlusconi? Nientepopodimenoche… Letizia Moratti! Sì, finalmente un “nome nuovo”, ovvero proprio lei,  l’ex ex ex di tutto ed anche ex sindaca di Milano dove solo la sua testardaggine a ricandidarsi fece perdere la guida della metropoli alla coalizione. Ma possibile che a destra non ci sia niente di meglio da mettere sul mercato?  “Buon Anno, Italia!”… ma si fa per dire.

 

RECOVERY PLAN: LEGGETELO !

Tutti gli italiani dovrebbero dedicare 5 (cinque) minuti della loro vita per cercare di leggere le bozze del RECOVERY PLAN proposto da Conte ormai un mese fa.

Basta cercarle su mille fonti internet ed aprendo le sue striminzite schede – per 200 MILIARDI !! – scoprireste che…il piano non c’è !

Quasi nessuna fonte informativa le ha fatte vedere o ha spiegato al popolo sovrano che le famose “schede” sono in realtà di una genericità assoluta, scritte in termini burocratici astratti e con nessun riferimento al reale. Una serie di buone intenzioni, delle ipotesi di massima senza però veri dettagli e dove  – soprattutto – ci si potrà infilare di tutto e di più.

Escludo che l’Europa – se per una volta si dimostrerà una cosa seria – vorrà dare veramente dei soldi all’Italia sulla base di idee o speranze così ovvie, largamente condivisibili proprio solo perché generiche, teoriche, assolutamente non concrete e soprattutto senza una linea delle priorità.

 

CITTADINANZE & MONUMENTI

A Verona vogliono togliere la cittadinanza onoraria a Roberto Saviano, negli USA la statua del generale Lee (comandante in capo delle forze sudiste ai tempi della guerra di secessione) è stata tolta dal Campidoglio e al suo posto è stata messa quella di una attivista nera contro l’apartheid, mentre i monumenti a Cristoforo Colombo vengono ovunque abbattuti.

Saviano mi sta da sempre sulle scatole, così come chi conosce la storia sa che Lee è stato un eroe ed un brillante generale, anche se della parte “sbagliata”, soprattutto perché la storia la scrivono sempre i vincitori.

In ogni caso sono contrario a queste scelte “revisioniste” perché esprimono un giudizio contemporaneo rispetto a quello storico che va sempre visto con rispetto, soprattutto se si riferisce a fatti lontani nel tempo, quando c’erano diverse percezioni e sensibilità rispetto ad oggi.

Per questo trovo sia ridicolo dis-assegnare cittadinanze onorarie al mutar di maggioranze politiche, così come abbattere le statue di Colombo solo perché ha portato i bianchi “cattivi” in America.

Se i bianchi hanno sterminato i nativi americani certo non è stata colpa di Colombo, così come Lee ha difeso il “suo” Sud dall’ invasione nordista ritenendo solo di fare fino in fondo il proprio dovere.

 

LA PASTA “FASCISTA”

Siccome in Italia non abbiamo altri problemi è surreale la vicenda legata al pastificio “La Molisana” di Campobasso che si è scoperto produrre da decenni le “Abissine rigate” e le “Tripoline”, due formati di pasta composti da farina locale.

Pare infatti che negli anni Trenta l’Italia avesse celebrato la stagione del colonialismo anche con nuovi formati di pasta: Tripoline, Bengasine, Assabesi e Abissine, di sicuro sapore littorio e che “La Molisana” abbia continuato a produrli, debitamente pubblicizzandoli.

L’azienda è ora finita sotto accusa per leso antifascismo ma, anziché coerentemente difendere una linea produttiva che va avanti da decenni, si è affrettata a cambiare nome e presentazione ai suoi prodotti  (con molta tempestività democratica: solo dopo 75 anni!).

Per evitare ulteriori polemiche le “Abissine rigate” diventeranno ora semplicemente “Conchiglie”.

Fantastico soprattutto il comunicato stampa dell’azienda che testualmente recita “ Ci scusiamo per il riferimento riguardante i formati di pasta Abissine e Tripoline che hanno rievocato in maniera inaccettabile una pagina drammatica della nostra storia.  Cancellare l’errore non è possibile, ci stiamo già impegnando a revisionare i nomi e i contenuti dei formati in questione”  Non solo, per evitare ulteriori guai – oltre che per meritarsi adeguati meriti resistenziali  i titolari del pastificio hanno sottolineato (lo spiega molto seriosamente l’ANSA di due giorni fa) che nel dopoguerra il capostipite della famiglia “Partecipava alle sottoscrizioni della Festa de L’Unità.”

Insomma veramente della bella gente, italicamente coerente e soprattutto coraggiosa!

Chi sarebbe da rinchiudere adesso in manicomio per questa polemica assurda: i pastaioli, i giornalisti o gli antifascisti locali ?  Credo che polemizzare su queste sciocchezze squalifica ed insulta la Memoria di chi l’antifascismo l’ha fatto sul serio e il fascismo l’ha subito sulla propria pelle.

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Approfondimento: FINISCE L’ERA TRUMP

 

L’occupazione del Campidoglio USA per alcune ore da parte dei sostenitori di Trump è stato l’ultimo atto (decisamente squallido) di quattro anni di una presidenza sempre contestata da chi non aveva mai accettato la sua presenza alla Casa Bianca.

Un gesto dimostrativo (evidentemente tacitamente tollerato dalla polizia, perché mi rifiuto di credere che poche migliaia di dimostranti possano occupare il Congresso americano senza un immediato e determinato intervento degli agenti) che ha portato però anche a quattro morti e che sottolinea la spaccatura del paese.

In democrazia però si vince e si perde, e quando si perde lo si deve accettare: è la principale regola del gioco e deve valere per tutti.

Radicalizzando lo scontro, d’altronde, Trump sapeva che avrebbe portato al voto molti più avversari e quindi la sua politica non ha certo pagato in termini elettorali.

Potrà invocare la pandemia, l’ostilità dei media, le grandi potenze finanziarie schierate contro di lui, ma Trump ha perso e quindi la sconfitta deve accettarla, non mettersi certo a sobillare gruppi più o meno eversivi.

Certo gli USA sono oggi un paese diviso con poche migliaia di voti georgiani che sono stati il sipario definitivo sull’ “Era Trump”.  Pochi voti di margine che hanno però assegnato ai democratici i due seggi in ballottaggio portando il Senato in parità (50 a 50) ma con il voto del presidente a poter fare la differenza.

Secondo la costituzione americana il presidente del Senato (che pur –  per prassi – di solito si astiene) non è elettivo, ma è proprio il vice-presidente dell’Unione e quindi sarà proprio la prossima vice-presidente Kamala Harris a garantire a Biden la maggioranza del Congresso, visto che la Camera dei Rappresentanti è già in mano democratica pur avendo perso a novembre 18 seggi a vantaggio dei repubblicani.

Joe Biden non sarà quindi un presidente “azzoppato” e potrà contare sul voto del Congresso almeno per i prossimi due anni perché – non va dimenticato – un terzo del Senato e tutta la Camera vengono rinnovati ad ogni primo martedì di novembre degli anni pari, con la prossima puntata già fissata quindi per il primo novembre 2022.

Per noi italiani – che rischiamo ogni settimana la crisi di governo e dove il richiamo al voto anticipato è una costante – questa periodicità sorprende, ma intanto assicura continuità da 250 anni al sistema elettorale americano, proprio quello che Trump giudica “corrotto come non mai”.

Il voto ha anche prodotto una indubbia involuzione  del Partito repubblicano che esce dal turno elettorale non tanto sconfitto nei voti (in fondo nessuno aveva mai preso tanti voti presidenziali come Trump a novembre) ma profondamente spaccato al proprio interno.

Con il proprio carattere e con i suoi atteggiamenti spesso eccessivamente di rottura, Trump è stato capace di nascondere le cose buone che pur ha fatto, come la netta inversione economica data agli USA prima della pandemia e i suoi successi in politica estera. Certamente ha avuto contro la grande stampa, la sinistra, i centri di potere, ma ha indubbiamente fatto di tutto per renderseli ostili ed ha clamorosamente sbagliato – secondo me – anche l’approccio alla realtà post voto di novembre: la sconfitta in Georgia (già roccaforte repubblicana) lo prova.

Per esempio, se erano prevedibili (e da lui sempre denunciate) distorsioni sul sistema elettorale postale perché un presidente che da 4 anni controlla l’esecutivo non è intervenuto prima per evitarli? E – in una situazione dove i democratici mobilitavano in Georgia le diverse componenti razziali della società – valeva la pensa di buttarla tutto sulla polemica e la contrapposizione?

I voti in Georgia hanno sottolineato che non ha pagato la linea barricadera di Trump e il suo radicalizzarsi in un elettorato che è sicuramente  maggioranza soprattutto nelle campagne, ma che diventa numericamente perdente nei grandi centri e nel momento in cui i democratici riescono a mobilitare per il voto le minoranze etniche, a cominciare da quella nera visto che gli ispanici di prima generazione sembrano invece diventati una componente importante dei repubblicani .

Così, mentre Trump urlava al voto rubato, in Georgia  ha vinto il reverendo Raphael Warnoch, leader di una comunità religiosa nera e noto predicatore televisivo, in aperta opposizione alle chiese protestanti bianche ed integraliste che hanno invece appoggiato Trump.

Anche in questa spaccatura politico-religiosa c’è una profonda novità nell’elettorato americano che normalmente porta ad iscriversi al voto (atto obbligatorio ogni volta per poter votare) solo circa la metà degli aventi diritto: se aumentano i votanti tendenzialmente vincono sempre (come da noi)  i democratici.

Trump un anno fa era convinto del successo e  i democratici avevano scelto Biden come opaco male minore, ma prima il Covid e poi gli atteggiamenti incendiari del Presidente hanno portato alle elezioni più controverse e radicali della storia, oltre che le più care vista l’enorme somma spesa – soprattutto dai democratici – per cercare di influenzare gli elettori.

C’è un altro aspetto fondamentale: Trump ha perso, ma ha fatto anche perdere il proprio partito che in buona parte lo ha sopportato in silenzio per quattro anni ed ora cercherà di distruggerlo. Trump non è stato un personaggio facile da digerire in casa repubblicana, ha spostato su posizioni radicali il partito perdendo voti e simpatie in settori storici dell’ “Old Party” che non hanno condiviso molte delle sue posizioni. Squadra che vince non si cambia, ma quando perde la resa dei conti è inevitabile.

Alla fine Joe Biden ha giocato (e sta giocando) l’accorta carta della moderazione, accolta dagli sdolcinati commenti dei leader mondiali, ma anche perché capisce di avere comunque una maggioranza minima sia al Congresso che nel paese, oltre ad una Corte Suprema di chiara impronta conservatrice anche se sul voto di novembre ha dimostrato – come era ovvio, salvo che per qualche commentatore nostrano  – la propria tradizionale ed assoluta indipendenza.

Proprio la Corte Suprema resta così uno dei pochi punti di riferimento per un’America che oggi appare politicamente divisa, smarrita ed economicamente prostrata in molti settori per il Covid che tuttora imperversa, drogata per l’andamento anomalo dei mercati finanziari che con il loro potere (e milioni di dollari) hanno apertamente aiutato Biden. Nodi che verranno al pettine molto presto e che ora spostano tutta la responsabilità – e senza più alibi – in casa democratica.

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UN SALUTO A TUTTI

MARCO ZACCHERA

Informazione equidistante ed imparziale, che offre voce a tutte le fonti di informazione

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