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Una città senza culto dei morti

I cimiteri a Palermo cadono a pezzi

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di Fabio Sortino

Al degrado da cui è soffocata la città di Palermo c’è da aggiungere la situazione disastrosa dei cimiteri. Non c’è posto ai Rotoli, i crematori non funzionano. A Sant’Orsola si rubano i teschi; c’è anche chi per fare seppellire i propri cari ricorre alle mazzette. Il sindaco Leoluca Orlando conclude in maniera indecorosa una pur gloriosa carriera politica. C’è chi come il solito avvoltoio Salvini approfitta del dolore della povera gente per fare campagna elettorale. È possibile che la quinta città d’Italia non abbia un posto per seppellire i propri morti? La regione ritira i fondi per un nuovo plesso cimiteriale. Giustamente l’arcivescovo L’orefice si indigna per una città che non rispetta né vivi né morti. Gli antichi ci hanno insegnato ad onorare i morti, ma nella necropoli di Palermo non sappiamo fare neanche questo. Una classe politica cittadina incapace in tutto ha toccato il fondo. Fiori ammassati, bare insepolte e in balia delle intemperie, fiori marci e puzzolenti. È questo il tristo panorama che si vede al cimitero dei Rotoli (ma anche gli altri non sono diversi). Per non parlare dello strazio dei familiari che  hanno il sacrosanto diritto di vedere sepolti i loro cari. Ma non seppellire i propri morti è anche sinonimo di mancanza di cultura. Basti pensare ai Sepolcri di Foscolo. Ma tornando all’oggi, si interviene con pannicelli caldi per giunta tardivi, mentre la tragedia si consuma nella vergogna nazionale. È un dramma che si consuma da anni nell’indifferenza generale. Nessuno che sia riuscito a intervenire e come per altre criticità cittadine (vedi il tracollo annunciato e speriamo non realizzato di Ponte Corleone che muore nell’incuria e nel caos urbano) dramma a cui Orlando non ha saputo dare risposta se non cullandosi negli splendori del passato e nell’inerzia e nell’immobilismo di oggi. Non un controllo demografico sulle morti, non un intervento concreto ed efficace. Essere sindaco vuol dire risolvere i problemi della città, non fare commemorazioni e discorsi. Una città che non sa seppellire i propri morti non è degna di chiamarsi civile. Non sapere come e dove seppellire i propri morti è qualcosa di unico in negativo e di inqualificabile. Una delle più belle città al mondo in balia di sé stessa, senza nocchiero né marinai. Non solo non c’è requie per i vivi, ma nemmeno per i morti. L’incuria per i defunti è pari al degrado per i vivi. Una città piena di immondizia, maleducazione, caos, senza memoria per il passato pieno di sangue e per la storia fatta di grandi civiltà testimoniata dallo splendore dei monumenti. Ma l’oggi è fatto di strade dissestate, rifiuti, traffico. La grande stagione dell’antimafia, reazione alle stragi mafiose, ormai dimenticata. E poi questo scempio dei cimiteri  degradati e delle bare insepolte, lo strazio e la rabbia dei familiari sacrosanti. I palermitani meritano di più e di meglio. Se c’è qualcuno ormai usurato dagli anni si faccia da parte anzitempo. Novecento bare all’addiaccio sono una vergogna inqualificabile. Forni crematori che non funzionano, furto di ossa, mazzette. Al peggio non c’è fine. Si finisce col dare ragione perfino a Salvini. Palermo deve risorgere in nome dei suoi morti insepolti. Dimenticavamo i rifiuti pure all’interno dei cimiteri. Pensiamo a un nostro figlio insepolto, alla sua bara in balia del vento e della pioggia. Pensiamo alla vergogna di fronte al mondo della nostra città, simbolo di incuria e inciviltà. Siamo una città povera e triste, nonostante l’incommensurabile bellezza. “U pisci fiti da tiesta”. (Il pesce puzza dalla testa) dicono i palermitani. La nostra classe politica è inetta, incapace, corrotta e la città né è una testimonianza. Ma vogliamo finire con un po’ di ottimismo. La città risorgerà dalle sue ceneri nonostante il fallimento attuale, e tornerà al suo antico splendore, cominciando col seppellire i morti come gli antichi Penati romani. E poi penseremo anche ai vivi, cominciando dalla rifondazione di una migliore cittadinanza, più umile e meno boriosa. E per finire invochiamo il ceto politico a seppellire degnamente i morti.

 

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