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EPPURE SI DOVRA’ BEN  RIPARTIRE DALLA BRUTTA CHINA IN CUI GIACE L’ATTUALE POLITICA

Non si scopre l’acqua calda dicendo che oggi l’Italia non sa a che Santo votarsi con riferimento al voto dell’imminente 25 settembre, io per primo nutro forti dubbi, anche se forzo la presunzione secondo la quale dovrei capirne qualcosa nell’esercizio della mia professione giornalistica se non altro riconducibile al necessario aggiornamento per scrivere in chiave socio-politica, realtà di cui mi occupo da decenni. Ed invece non è così, in quanto la confusione, gli intrallazzi, le menzogne ad arte, gli sgambetti ed il continuo clima di tensione fra politici (posto che in Italia si possano chiamare tali), non consentono di scrivere a bocce ferme. Non solo, ma facendolo, si corre il rischio di sbagliare e quindi deviare la stessa pubblica opinione.

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Oggettivamente, mi par di avvertire nell’aria la sensazione secondo la quale, eccezion fatta per gli addetti ai lavori, che il potenziale elettorato, sicuramente spaesato come lo scrivente, farà una croce sul simbolo da votare senza alcuna convinzione concludendo, ancora a matita in mano, con la frase di rassegnazione che suona così: …”che Dio me la mandi buona…”

Votare senza sapere per chi si vota, atteso che questo pensiero aleggia oggi più che mai nella pubblica opinione, non è certo un buon segno: ciò significa grossomodo votare l’imponderabilità del futuro. Andrebbe anche detto, come abbiamo tutti constatato, che l’attuale politica, ancora in corso d’opera elettorale, sta prendendo di volta in volta la configurazione di un liquido che viene immesso in questo o quest’altro recipiente a seconda di un presumibile ritorno in chiave di voti, realtà anche questa che non fa altro che suffragare il precedente concetto.

C’è anche chi, ad evitare questo, si industria in un originale cambiamento nella esposizione dei soliti concetti che, in questo momento, sia pur con qualche sfumatura, sembrano investire quasi tutti gli esponenti della propaganda elettorale come, per esempio, fa l’attuale sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, il quale, proprio questa sera, qui a Belluno, presenta un libro a titolo “Ci giudicheranno i bambini”, quasi a voler tirarsi fuori dalla solita incivile effervescenza politica fatta di meri insulti di cui facevo cenno dianzi, quasi ad anticipare il giudizio che saranno ad emettere proprio i nostri figli a questo riguardo, i cui effetti si riverseranno inevitabilmente sulle nuove generazioni.

Da bellunese, ma anche da ex veneziano importato, questo libro non potrà non farmi piacere anche al di là della diversa ideologia fra me e Brugnaro, devo tuttavia fargli osservare che le stesse cose, sia pur in maniera diversa, le ho espresse pure io alcuni anni fa, presso la ex Sala di Cultura De Luca, in un libro a titolo “Caro Direttore virgola…” nella stessa speranza di Brugnaro, realtà però che, come stiamo vedendo, è rimasta solo speranza, almeno fino ad oggi. E ciò, alla presenza di Presidenti della Provincia, Sindaci, avvocati di fama bellunesi e nazionali, ecc. ecc…

Ed infine, con riferimento al libro, lo dico più per chicca giornalistica che per altro, mi piace sottolineare una analogia fra Venezia e Belluno per quanto attiene a detta presentazione: le modalità ed il contenuto dei due libri hanno dei tratti in comune. Allora infatti fu un assessore del Comune di Venezia (attuale assessore di Brugnaro) a presentare il mio libro insieme con la ex presidente del consiglio comunale di Belluno, mentre oggi le parti si invertono, fermo restando l’obiettivo di entrambi i lavori.

Alla luce di quanto precede, mi par di poter dire pertanto che esiste una affinità di pensiero (non politico) con Brugnaro, anche se – doloroso a dirsi – sarà difficile che esso possa positivamente incidere a breve sulle teste di adesso, se non dopo un paio di generazioni.

A buon intenditor…

Arnaldo De Porti

Belluno-Feltre

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