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Giù le mani da San Gennaro

di Gennaro Capodanno

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                Dopo la pizza e il caffè, pure San Gennaro finisce nel tritacarne dei cultori delle richieste partenopee per i beni immateriali dell’Unesco. La cosa che più lascia perplessi è che anche la chiesa napoletana, per bocca dell’arcivescovo, aderisce a questa proposta. Ma che bisogno ha San Gennaro, conosciuto e venerato in tutto il mondo, di andare a fare compagnia a beni immateriali come l’Opera dei Pupi e la Dieta mediterranea? Un culto, quello di San Gennaro che, nato nel quinto secolo, si è diffuso, a macchia d’olio, in tutto il mondo, anche a ragione dell’emigrazione di tanti napoletani. L’unica cosa certa è che un tale riconoscimento comporterebbe notevoli ricadute economiche. Possiamo già immaginare cosa si scatenerebbe all’indomani, in particolare tenendo conto dell’inventiva tutta partenopea. Già negli anni ’80 un noto stilista realizzò una maglietta con la figura del Santo e la scritta “I love San Gennaro”. L’auspicio è che i napoletani che amano San Gennaro, così come già fecero nel marzo del 2016, quando scesero in piazza, dinanzi al sagrato del Duomo, sventolando migliaia di fazzoletti bianchi, per difendere il diritto di patronato della città di Napoli sulla Cappella e sul tesoro del santo, vogliano far sentire di nuovo la loro voce per ribadire: “Giù le mani da San Gennaro”.

 

 

Gennaro Capodanno

 

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