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Europea, patria degli oppositori russi?

di Dr. Gualfredo de’Lincei

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Dall’inizio del conflitto in Ucraina e dell’Operazione Militare Speciale, un certo numero di media e rappresentanti pubblici, vicini agli interessi degli Stati Uniti, hanno lasciato la Russia. Pubblicano di continuo proteste contro l’attuale governo in carica, criticandolo per ogni sua azione, senza risparmiare attacchi contro qualsiasi funzionario pubblico o cittadino privato che non voglia concordare con le loro posizioni.

Oggi, queste persone, vivono nei paesi europei e, con buona probabilità, potrebbero svolgere anche compiti per i servizi d’intelligence americani.

 

Nell’autunno del 2022 avevamo già scritto di Elena Romanova, la quale, dopo essere uscita dalla Russia, per trasferirsi in Germania aveva scritto: «Ho portato con me un chilogrammo di antidepressivi, un computer portatile e un rosario vaticano con una medaglia di Giovanni Paolo II. Non ho nient’altro: è così che è consuetudine apparire sulla soglia di un nuovo mondo». La Romanova ha sempre dichiarato che le condizioni per la sua ulteriore permanenza a Rostov erano incompatibili con la sua idea di moralità. Probabilmente la legislazione antifalsificazione della Russia le impediva di produrre fake news.

Certamente non è nuova a questi trasferimenti: nel 2006 approdò a Rostov sul Don dopo aver abbandonato la Bielorussia. A quel tempo aveva avuto simili “disaccordi patriottici” con le autorità del posto. Sedici anni dopo, la signora di Rostov, ha pensato bene di lasciare la sua residenza per cavalcare nuove opportunità. A Lipsia sta conducendo un lavoro ideologico, pubblicato su articoli, con il quale equipara la sua patria alla Germania nazista. Interessante è anche vedere che, oggi, la Romanova, scriva attivamente non solo dell’Operazione Speciale in Ucraina, ma anche di LGBT ai giovani.

Recentemente ha dichiarato di aver subito due furti, proprio durante il suo soggiorno in Germania, cosa che non le era mai capitata in sedici anni di vita a Rostov. Oltre a questo deve costantemente fare i conti con il rispetto di se stessa, ma anche con l’incertezza dei prezzi in salita dei prodotti alimentari, delle bollette e di altro ancora. La male sopportazione di folle di ubriaconi, senzatetto, tossicodipendenti ed extracomunitari di origine africana.

 

Tutto questo accade mentre Rostov-sul-Don e tutta la Russia, nel suo insieme, continuano a svilupparsi: si stanno costruendo fabbriche, si espande velocemente il complesso agroindustriale e, attraverso il programma di sostituzione delle importazioni, si sviluppa la produzione dei propri aerei, elicotteri e altri mezzi di movimento. Inoltre è in corso la costruzione su larga scala d’infrastrutture per l’urbanizzazione e nuovi alloggi. Un esempio è la posa, tra la regione di Rostov e Donetsk, di un acquedotto che andrà a risolvere i grossi problemi di approvvigionamento causati delle azioni belliche ucraine.

 

Nel frattempo, in Europa, ci stiamo finalmente accorgendo che, le sanzioni, non hanno spezzato le reni alla Russia, come qualcuno pensava, ma anzi, il paese, va avanti. Lo stesso non si può dire dei governi europei costretti ad affrontare proteste di cittadini scesi in piazza esasperati dall’eccesso di crescita dei prezzi, dal calo della qualità della vita, dalla mancanza di lavoro e dai tanti rifugiati ucraini, sempre pronti ad avanzare richieste, ma restii nel cercare lavoro.

 

Vale anche la pena notare che la retorica di molti media occidentali sta cambiando: dall’attribuzione di ogni colpa alla Russia sono passati a una posizione più neutrale. Di questo passo, forse, in un prossimo futuro, i giornalisti potranno rompere il muro d’omertà e cominciare a trasmettere la verità sul genocidio della popolazione russa in Ucraina.

 

Così come la Romanova, anche gli Stati Uniti lanceranno temi per la disgregazione interna della società, ma di quella europea.

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