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“Se votassero i Bambini”
di Vincenza Palmieri

A ogni Governo abbiamo sempre consegnato istanze politiche e ideali, ma soprattutto fatti, statistiche, testimonianze, documenti scientifici, pubblicazioni, proposte di legge. Una quantità di materiale – rapporti, denunce di bambini, donne, famiglie, padri, nonni – che evidenziava con forza l’assurdità del Sistema.

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Come se tutto questo non fosse abbastanza, negli ultimi anni si sono aggiunti passaggi epocali: i fatti di Bibbiano, di Massa Carrara, Torino… che hanno scoperchiato quella che è la dinamica della Filiera in tutta Italia, venuta alla luce anche grazie al lavoro coraggioso di molti paladini della libertà delle Famiglie. Eppure, dopo tutto questo, sembra che tali denunce siano rimaste lettera morta.

È risultato, durante l’ultima campagna elettorale, ostaggio del dibattito che si divide in fazioni col solo scopo di ottenere ragione e screditare l’avversario; ma, di fatto, è “servito” solo ad acutizzare il vecchio e strumentale conflitto come quello madri-padri, senza che ci si sia posti realmente l’obiettivo di garantire nuclei familiari e minori.

Oggi non si può più aspettare. Non si può più tenere da parte, in un cantuccio, il grido che si alza dai Manicomi per Bambini, dalle Case Famiglia e da ogni anello della filiera in cui restano imbrigliati oltre 500.000 dei nostri figli. Luoghi gestiti a livello privatistico, in cui nessun controllo pubblico, nessuna autorità che possa riferire ai cittadini può mettere piede.

Si parla di idoneità genitoriale, quando si entra con interventi autoritativi, spesso violenti, all’interno di case e di famiglie. Ma non è, allora, anche la stessa Casa Famiglia a dover ottenere – dimostrare e mantenere – tale idoneità?

Queste strutture, appannaggio di privati e non soggette ad alcuna diretta subordinazione con il pubblico, possono davvero “ospitare” (la parola corretta è contenere, nel duplice significato di contenimento e contenzione) i nostri figli senza che lo Stato possa entrare e verificarne le condizioni?

Questi bambini sono meno garantiti di quanto non sarebbero in una prigione di Stato. Perché se un rappresentante delle Istituzioni vuole prendersi la briga di verificare cosa accada ai Minori reclusi in una struttura, in una prigione pubblica può avere accesso, in una casa privata, che dovrebbe accogliere, resta fuori dalla porta.

Allo stesso modo, la relazione e, di fatto, la decisione sulla possibilità o meno che un genitore possa vedere il proprio figlio, recluso in quelle strutture, è e resta appannaggio proprio di quel singolo operatore privato, cui è stata delegata responsabilità, competenza (e relativi guadagni). Senza una sorta di subalternità con il pubblico, il privato risulta proprietario pressoché esclusivo del destino e del rapporto tra figli e genitori.

I bambini strappati, quelli che sono stati portati via con interventi autoritativi dalle proprie famiglie, sono i più fragili. Deprivati di ciò che era casa, affetto, sicurezza, sono e restano i meno tutelati. Consegnati a sconosciuti – appunto privati – non abbracciati dallo Stato, ma delegati, parcheggiati a casa di soggetti scevri da ogni controllo e ricchi d’ogni potere.

Il Manifesto politico da consegnare all’attuale Governo non può che essere quello di guardare a questo sistema e iniziare a porre i primi, fondamentali paletti.

Laddove la tutela diventi garanzia:

  1. Garanzia per le donne che denunciano violenze e che non dovrebbero mai perdere i propri figli. Perché questo è ciò che impedisce alle donne di denunciare e che causa un numero sempre crescente di femminicidi.
  2. Garanzia d’intervento sullo strapotere della Filiera, che apre la strada al mercato della vendita dei bambini alle Case Famiglia.
  3. Garanzia per tutte le famiglie di poter essere “aiutate a casa loro”, come previsto dal Programma Nazionale #aiutarelefamiglieacasaloro (protocollo già sottoscritto da numerosi soggetti pubblici).
  4. Garanzia del diritto all’apprendimento per tutti i Bambini, senza ricorso alla diagnosidi default.
  5. Garanzia della totale revisione del sistema delle CTU in Italia, feudi di interessi, collusioni, caratterizzate da enormi buchi normativi ed esiti ben lontani dalla verità.
  6. Garanzia che gli operatori che oggi operano sottopagati – precari, qualcuno anche a 3,5 euro ogni ora – possano liberarsi dal ricatto economico ed essere riqualificati con un nuovo ruolo e una professionalità al servizio reale delle Famiglie.
  7. Garanzie contro i ladri di bambini.

Il furto di Bambini

Oggi in Italia avviene un costante furto di bambini, che si esplica in molteplici forme. C’è la Casa Famiglia che tradisce il suo mandato: quello di accudire temporaneamente un Minore mentre la famiglia ha il tempo – nel caso ce ne sia bisogno – di essere aiutata a risolvere i problemi che hanno causato l’allontanamento; fino al punto di essere – la Casa Famiglia stessa – paradossalmente, lei ad assurgere al ruolo di massimo censore e chiedere la Tribunale che quel genitore non abbia più nessun contatto con il proprio figlio, di alcun tipo. E fino a giungere al paradosso ulteriore per cui il Tribunale accetti tale richiesta, che a sua volta si trasforma in un “non posso più farti vedere il bambino su disposizione del Tribunale”.

Oppure, si può citare il caso di quei bambini che, durante gli incontri protetti con i familiari, vengono privati di tutto: anche dei ricordi.

Ai genitori viene imposto di non portare un ovetto per pasqua – ad esempio – perché l’uovo di Pasqua “lo deve regalare solo la famiglia temporaneamente affidataria”. Viene proibito di portare un dono anche per le ricorrenze: una torta, qualche bibita. Soprattutto, viene loro impedito di parlare di qualunque cosa possa creare e rappresentare un nuovo ricordo. E viene detto: “il bambino non deve volervi bene perché portate dei doni; gli incontri devono essere basati esclusivamente sulla comunicazione e sull’affettività“.

E, mentre a quei familiari e a quei bambini vengono imposti incontri noiosi, privi di gioia, gioco ed entusiasmo, si riservano nuove opportunità alla famiglia affidataria, che può presentarsi con doni, può portare il bambino in gita, può vivere con assieme a lui esperienze nuove, per il bambino del tutto inedite.

Ecco, allora, che in un successivo incontro protetto, il bambino racconta al padre naturale: “Sai, papà mi ha portato a fare i tuffi in piscina e mi ha regalato la moto elettrica”.
Il padre naturale certo non è felice di sentir chiamare “papà” un’altra persona a cui è permesso ciò che a lui è precluso.

Conclusione? Nella relazione si legge: “Il padre incide negativamente sul rapporto con gli affidatari, perché non sa gioire della contentezza del bambino”.

Ulteriore conclusione? Il bambino è dichiarato adottabile, perché ha dichiarato con entusiasmo di stare bene con la famiglia affidataria che gli ha portato sempre tanti doni, ha organizzato feste in allegria.

Conclusione finale? È stato costruito scientificamente il percorso di adottabilità di un bambino che, ovviamente, si è trovato a vivere una situazione più piacevole con i nuovi genitori rispetto a quell’ora (un’ora ogni 15 giorni) con i genitori naturali passata in una stanza grigia e senza alcun genere di nuovo vissuto insieme, fondamentale per un bambino piccolo.

Questo è l’abituale furto di bambini che viene compiuto all’interno delle strutture che dovrebbero essere umanitarie. Perché questo è ciò che accade:

– Il ratto dei bambini

Che è il passaggio successivo “alla minaccia” costante di vedere il bambino portato via. “Non ti faccio vedere più tuo figlio”, “Hai scritto su FB, quindi stai usando mediaticamente tuo figlio. E allora te lo porto via”, “Ti porto via tutti i tuoi figli e non te li faccio vedere mai più”, senza dimenticarci delle relazioni false, e non potrebbe che essere così, visto che le troviamo copia incolla, in più relazioni “simili”.

– I bambini rubati dall’altro genitore

Madre o padre che sia. Disponibili a dichiarare crimini funzionali per screditare il partner e ottenere con l’inganno l’affido esclusivo del figlio. O i casi in cui il bambino viene allontanato, sottratto a un genitore “troppo accudente” con l’accusa di non consentire l’accesso, per poi consegnarlo all’altro in maniera esclusiva creando di fatto la medesima situazione che si voleva evitare.

In Italia 23 bambini al giorno vengono allontanati, di fatto uno ogni ora. Così come ogni ora vengono diagnosticati a scuola 12 bambini.

Questi numeri, per niente banali, non possono non essere al centro dell’agenda politica. E non possono non motivare i leader – dopo gli scontri e le arrampicate sugli specchi, dopo le verità e le bugie – a fare della questione dei Minori la priorità assoluta dell’agire del Governo. Perché questo chiederebbero a ogni governante, se votassero, i Bambini.

Il nuovo Governo non dovrà essere complice di tutti i precedenti. Che dalla Filiera del business sui bambini hanno tratto linfa e bacini elettorali.

Anche perché i Bambini oggi non hanno colore politico, ma non saranno sempre bambini.

E vorranno delle spiegazioni.

Vincenza Palmieri

Informazione equidistante ed imparziale, che offre voce a tutte le fonti di informazione

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