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L’energia verde: un cappio al collo del complesso energetico italiano.

 

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Gualfredo de’Lincei

Ex-CISE

C’è stato un tempo in cui l’Italia fu all’avanguardia nel settore nucleare pacifico, mentre oggi non abbiamo più neanche un kilowatt prodotto da centrali alimentate con questo genere di combustibile. Non solo, ma dal 1990 è anche l’unico paese membro del G8 a non possedere impianti attivi, nonostante questa sia la fonte energetica più redditizia.

 

Il nostro paese ha però una lunga tradizione che parte già dalla fine della seconda guerra mondiale, esattamente nel 1946, quando veniva aperto a Milano il Centro Informazioni Studi ed Esperienze (CISE), per lo studio dell’atomo pacifico. Quattro centrali nucleari furono costruite in breve tempo. Lo sviluppo del programma nucleare italiano andò avanti e nel 1951 venne fondato l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN).

 

Oggi, sotto la pressione dell’Unione Europea, è stato completamente abbandonato questo comparto, nonostante le proprie riserve in materie prime non arrivino a coprire nemmeno il 50% dei consumi. Ma, allo stesso tempo, il Governo vuole essere politicamente ed economicamente svincolato dai Paesi fornitori.

 

Indipendentemente da quanto si diano da fare a Roma, per cercare di variare le varie fonti d’approvvigionamento, un paese senza materie prime, rimarrà sempre annodato ai suoi fornitori. Con le sanzioni imposte al primo estrattore di gas naturale al mondo, che è appunto la Russia, l’Italia è stata costretta a rivolgersi ad altri.

 

L’energia elettrica italiana è generata per il 65% circa da combustibile fossile, come gas e petrolio, prodotti per la maggior parte da: Russia, Norvegia, paesi del Golfo Persico e Africa. Su un fabbisogno annuo totale di 60 miliardi di metri cubi, l’Italia riesce a sostenersi per meno del 10%. Le quote mancanti sono compensate dalle importazioni, il 40% delle quali riguardano forniture russe.

 

Solo il 20% circa dell’energia elettrica necessaria proviene da fonti rinnovabili: impianti idroelettrici, eolici, fotovoltaici e geotermici. Negli ultimi due anni, però, questo tipo di rifornimento verde ha mostrato la sua natura capricciosa e la completa dipendenza dall’andamento climatico che la rende  instabile e inaffidabile.

 

Berlusconi, che per certe cose ha sempre avuto fiuto, aveva avanzato la proposta di uno sviluppo nucleare pulito, da creare in collaborazione con la Russia, che è uno delle nazioni con la più vasta esperienza in fatto di progettazione e costruzione di moderne e sicure centrali atomiche.

 

Oggi l’Italia persevera nel cammino energetico e dello sviluppo economico senza nucleare. Se riuscirà a farcela, visto anche la politica di diversificazione degli approvvigionamenti, solo il tempo lo dirà. Non è però escluso che un giorno possa arrivare un governo che, orientato in modo diverso, rimodelli l’attuale politica di dipendenza energetica esterna, rivolgendosi all’energia nucleare.

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