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NEMESI

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“Ricordatevi di guardare le stelle, e non i vostri piedi. Per quanto difficile possa essere la vostra vita, c’è sempre qualcosa che è possibile fare, e in cui si può riuscire.” E’ pensiero di Stephen Hawking, cosmologo, fisico, astrofisico e matematico britannico, affetto da una malattia degenerativa dei motoneuroni, ha dovuto quindi avere molta pazienza ad amare la vita. Gli esseri umani sanno, in genere, vivere, amare la vita? Non propriamente se mostrano di non avere pazienza, se si ammazzano e da sempre a memoria storica fanno guerre, le quali, si sa, sono morte per i contendenti delle opposte parti. Amano il dominio, questo sì, e il profitto da qualsivoglia operazione possa venire, anche da quella che presuppone la rovina di generazioni che attraverso quel che per altri è profitto giungono ad uno status che appare loro vita donante l’oblio del malessere e porta, invece, alla morte. Un commercio per cupiditas pecuniae di cui diviene vittima la fragilità umana, e produce inoltre allo Stato (andiamo indietro nel tempo riferendoci a quello cinese) un assoggettamento che lascerà risentimento verso il mondo occidentale considerato approfittatore, senza nessuna forma di etica. Nel XIX secolo la Cina, ancora pienamente autosufficiente e quindi in isolamento poiché senza necessità di importazione da un mondo che considerava anche poco raffinato rispetto al suo (“Non sussiste alcuna necessità di introdurre merci barbare come contraccambio dei nostri prodotti” soleva dire a fine Settecento l’imperatore Qianlong), teneva aperto solo il porto di Canton per la esportazione di cineserie, molto ricercate dagli Occidentali. Ma, tra il XVIII e il XIX secolo, la Compagnia britannica delle Indie Orientali cominciò a scaricare in Cina l’oppio indiano, prodotto in quantità sempre maggiore, così l’uso si diffuse ben presto largamente prendendo anche i ceti non abbienti. Problema sociale gravissimo che l’imperatore Daoguang della dinastia Qing tentava invano di ridimensionare. Pertanto nel 1838 Liu Zexu, funzionario della Cina imperiale con il compito di dirigere la Campagna antioppio, inviò una missiva alla regina Vittoria perché dissuadesse i sudditi dalla vendita dell’oppio. Ecco il testo della lettera che, a quanto dicono, non fu, però, fatta pervenire alla Regina: “Fintantoché voi non prenderete questo provvedimento, ma continuerete a produrre oppio e a indurre il popolo cinese ad acquistarlo, voi vi mostrerete poco sollecita per la vita degli altri uomini, e indifferente al male che fate agli altri nella vostra avidità in denaro. Una simile condotta ripugna al sentimento umano”. Rimase lettera morta e il commercio proseguì con l’arricchimento della Gran Bretagna e la crescita cinese dei tossicodipendenti. La reazione del Mandarino  Lin Zexu provocò la prima guerra dell’oppio (1839-1842), cui sarebbe nel 1856 seguita la seconda guerra dell’oppio. Intanto approfittavano della debolezza cinese anche Francia e Stati Uniti, con la conseguenza che nel 1860, tra minacce di bombardamenti e rivolte anche interne (la Rivolta di Taiping), si giunse alla Convenzione di Pechino che decretò l’apertura dei porti e l’assoggettamento della Cina alle Potenze occidentali. Victor Hugo non mancò di porre in rilievo “i due rapinatori” che devastarono e razziarono il magnifico Museo nel Palazzo d’Estate: erano Francia e Gran Bretagna “i due saccheggiatori ridenti e divertiti”. Drammatica colonizzazione che, attraverso l’oppio, distruggeva corpo e anima delle giovani generazioni cinesi.                                                                                                                        “Chi di spada ferisce, di spada perisce” è scritto nel Vangelo di Matteo, che è poi “Chi la fa, l’aspetti”, proverbio antico rintracciabile sotto altra forma anche nell’ Orlando Furioso di Ludovico Ariosto: “Chi mal opra, male al fine aspetta”. Ammonimento valido non solo per il singolo soggetto anche per gli Stati che, prima o poi, debbono sperimentare il danno ad altri arrecato. E’ la cosiddetta nemesi storica, ovvero la vendetta che può verificarsi anche a lunga distanza di tempo: determinati eventi sembrano avvenire per vendicare sui discendenti ingiustizie e colpe in precedenza dagli avi compiute.                                              Chi percorre oggi le strade di rinomate città statunitensi, ma anche inglesi e in genere del mondo occidentale, può imbattersi in esseri umani dagli occhi vitrei, con lo sguardo perso nel vuoto, piegati su sé stessi, privi persino della facoltà della parola. Sono gli effetti delle droghe sintetiche, facilmente reperibili on line a prezzo contenuto, e negli Stati Uniti provocano centinaia di migliaia di morti. Sempre più diffusa la cosiddetta “droga zombi”, una miscela di Xilazine e Fentanyl, farmaco veterinario il primo, oppioide sintetico il secondo, 80 volte più potente della morfina (il Carfentanyl è 100 volte superiore), usato negli ospedali come antidolorifico rapido per malati terminali. Cerotti pasticche polvere e liquido da iniettare possono, nei casi peggiori, provocare arresto cardiaco o shock anafilattico, morte improvvisa, come nel nipote del noto attore Robert De Niro, tanto per menzionare una delle tante giovanissime vittime, oppure gravi infezioni sulla pelle, emorragie e sepsi che richiedono talora amputazioni di braccia e  gambe. Ed il New York Times ha più volte riportato terribili testimonianze sugli effetti devastanti della “droga zombi”, sempre più diffusa negli Usa. La sostanza grezza viene prodotta per il 90% in Cina, nel distretto di Wuhan, ed ha un grande giro di affari. Vero è che l’uso di droghe fra generazioni di ogni ceto sociale, anche oltremodo giovanissime, è problema globale, ma l’Occidente sembra averlo in misura maggiore, quasi ad aggiungere altra causa a quel suo cupio dissolvi annunciato sin dal Novecento. Lo scorso novembre Biden e Xi Jinping si sono incontrati alle porte di Los Angeles, città, come tante altre, invasa dagli oppioidi, e hanno siglato un accordo in base al quale la Cina s’impegna a limitare la produzione e l’esportazione di Fentanyl. Xi, come già al tempo della Presidenza Trump, si è mostrato disponibile a combattere il commercio internazionale illegale. Un impegno che sta molto a cuore al Presidente Biden, tanto da farne centralità nella sua Campagna elettorale del 2024. Rinuncerà la Cina a trarre profitto? Il business è business. Potrebbe continuare ad aggirare l’ostacolo inviando le funeste materie prime in Messico e da lì, attraverso i narcotrafficanti, continuerebbero a giungere negli Usa. Non ci si può fidare, non è questa la via per eliminare il problema, frutto del malessere sempre più in crescita, soprattutto nel mondo occidentale, deprivato di ogni punto fermo. E’ esso il problema, il malessere. Lo scrittore, saggista e pittore statunitense William S. Burroughs, ispiratore della Beat generation, già in anni lontani, a tal proposito, considerava: “Non si decide di diventare tossicomani. Un mattino ci si desta in preda al ‘malessere’ e lo si è”.                                                                                  Adolescenti e voi esseri che avete varcato la seconda, la terza o la quarta decina e oltre, ricordatevi sempre di guardare le stelle!

Antonietta Benagiano

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