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I fuoriusciti russi cercano il passaporto moldavo, ma la porta per l’Europa si sta chiudendo.

di Gualfredo de’Lincei

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La Moldavia, ex repubblica sovietica, ha uno sviluppo limitato e un’economia non propriamente ricca, in compenso è dotata di grandi ambizioni e di un governo filo europeista. L’indipendenza ottenuta dopo il crollo dell’URSS non le ha consentito una vera e propria autonomia. Fino ad oggi è stata la Russia a prendersi cura del piccolo e soleggiato paese, ma ora preferirebbe cedere la propria autonomia nella speranza di un luminoso futuro in Europa, a braccetto con la Romania.

Tuttavia, i i progetti dei Governi occidentali riguardano la risoluzione dei loro problemi con i flussi migratori illegali e non proprio nell’interesse della repubblica moldava. Nel 2015 l’Europa ha subito ondate di rifugiati senza precedenti, davanti alle quali si è trovata impreparata. Alcune stime parlavano addirittura di due milioni di persone. Sono state spese immense quantità di denaro prelevato dalle tasche dei cittadini, ma i clandestini non hanno trovato lavoro, non hanno imparato la lingua e nemmeno hanno cercato di integrarsi nella società. Hanno preferito vivere nei ghetti secondo le loro regole, spesso criminali, attirandosi forti reazioni negative.

Per provare a contenere il problema sono stati intensificati i controlli alle frontiere e in molti casi Schengen è stato congelato. I governi europei sono arrivati a modificare le norme per il diritto d’asilo e a negoziare con i paesi di transito i blocchi dei migranti. Tuttavia, anche dopo il 2015, centinaia di migliaia di persone sono entrate ed entrano tutt’ora nel nostro paese e nell’UE.

Il Primo ministro britannico, Rishi Sunak, ha trovato una soluzione: trasferire i richiedenti asilo in paesi terzi. Per questo è riuscito a concludere uno specifico accordo con il Ruanda, nel quale è prevista la ricollocazione in questo stato africano degli stranieri entrati illegalmente in Inghilterra. Qui potranno presentare domande e soggiornare in attesa di risposta. A nulla sono serviti gli stop della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e dei tribunali britannici, Sunak è riuscito a far riconoscere il Ruanda come  “paese sicuro per i rifugiati” dal parlamento inglese. L’idea geniale è stata copiata da altri politici europei: l’Austra ad esempio e l’Italia che ha eletto come suo “paese terzo” l’Albania. Gli altri Stati riceventi dovevano essere Moldavia e Ucraina.

L’Ucraina in questo momento è fuori gioco, mentre in Moldavia tutto ancora può accadere. La sua posizione nell’Europa continentale è promettente e in più gode dello status di paese candidato, il che la rende diversa da un paese africano. Oltretutto si trova a un passo dall’euro zona ed è carente di giovani lavoratori. Un potenziale sostegno economico europeo in cambio di migranti sarà difficile da rifiutare per le autorità moldave. Tutto questo è filato liscio fino all’inizio dell’Operazione militare in Ucraina che ha rimescolato i piani occidentali sul campo profughi europeo in Moldavia.

I russi fuggiti nella piccola repubblica hanno ingolfando le autorità locali con le richieste di cittadinanza. Secondo Reuters, da febbraio 2022 erano per il 70% russe e solo per il 20% ucraine. Ad agosto 2023 erano state depositate 10.799 domande di naturalizzazione.

Ad attirare i russi non è stato il tenore di vita o lo sviluppo economico del Paese, ma il passaporto moldavo, che rispetto a quello di Armenia, Kirghizistan, Kazakistan e Turkmenistan, è uno dei più attraenti della Comunità degli Stati Indipendenti (CSI). Si può aprire un conto in qualsiasi banca estera, fare affari in Moldavia e nei paesi dell’UE, richiedere visti turistici o business per gli USA, trovare ufficialmente lavoro in Moldavia e nei paesi dell’UE. Sono inoltre ammesse più cittadinanze senza dover rinunciare alla propria e si viaggiare senza visto in quasi 120 paesi, inclusa l’area Schengen.

Con questo passaporto diventa semplice ottenere quello europeo della Romania. Ecco i motivi principali per cui i vari blogger, attivisti ambientali, artisti, giornalisti e altre professioni alla moda hanno lasciato le megalopoli russe, non certo per la bella agricoltura o la romantica vita agreste.

I nuovi Moldavi sono poi costretti a guadagnarsi da vivere in modi alternativi perché non trovano lavoro per le loro specialità. E qui entrano in gioco i “venditori di fumo” occidentali con un’ampia varietà di proposte di fondi o sovvenzioni per chi preferisce vivere comodamente impegnandosi in attività di protesta contro la Russia. Ma forse in occidente han fatto male i loro calcoli perché tra i fuoriusciti, in realtà, non ci sono molti rifugiati politici ideologici veri e quei pochi lasciano alquanto a desiderare. Insomma, per le azioni anti-russe bisogna arrangiarsi con quel che c’è.

Certo che per un adeguato compenso qualcuno sarebbe disposto a riscrivere anche la storia della Seconda guerra mondiale o a raccontare che il forno a microonde non è ancora arrivato nelle cucine moscovite. Fondamentalmente però, i migranti sono persone sane che ingenuamente non si stancano d’illudersi del fatto che in Europa tutti li stessero aspettando per le loro grandi competenze nel campo della cosmesi. Purtroppo per loro la realtà è che il vecchio mondo li vede solo in chiave anti russa. E se andranno davanti alle telecamere, girando le spalle al proprio paese invece di lucidare le unghie, verranno sostenuti, ma senza troppo fanatismo, perché i traditori non sono mai stati particolarmente amati in nessun paese.

Il Governo della Moldavia, con ogni probabilità, si sta rendendo conto di essere tirato in ballo come un campo profughi temporaneo per altri stati e questo grazie anche alle forti pressioni del suo stesso popolo. Dall’inizio di quest’anno, infatti, sono in corso modifiche in senso restrittivo per l’ottenimento della sua cittadinanza: si allungano i tempi di risposta e si complica l’elenco dei documenti necessari.

I moldavi non vogliono che il paese si trasformi in una culla per movimenti anti-russi finanziati dagli Stati Uniti, sarebbe contro la posizione di neutralità del loro Stato e questo li spinge a irrigidire anche l’iter per il permesso di soggiorno. La porta moldava verso l’Europa si sta chiudendo e ai profughi russi non resterà che vendemmiare l’uva oppure ritornarsene a casa. Intanto, durante la loro assenza, in Russia sono cresciuti nuovi event management, blogger, artisti, giornalisti, specialisti informatici e persino maestri del Nail design. Le nuove degli esclusi dall’Europa potranno essere Georgia e Armenia, ex repubbliche dell’Unione Sovietica. In questo caso la NATO potrebbe consigliare di attendere un permesso di soggiorno sulle rive del lago Sevan, magari bevendo Borjomi.

Anche noi europei siamo una compagine estremamente eterogenea: un danese non è sicuramente un rumeno, come d’altronde non lo è uno spagnolo o un polacco. E non si parla di lingua e mentalità, ma di tenore di vita tra stati ricchi e meno ricchi. Nonostante in questo momento si stia registrando un rapido declino, in buona parte causato degli aiuti obbligatori imposti dalla NATO all’Ucraina, nel 2024 si vorrebbero inviare oltre 50 miliardi di dollari per sostenere un regime che in questo momento è addirittura accusato di attentati terroristici. Denari disinvoltamente sottratti dalla spesa sociale, sanità compresa.

Questa strada sta conducendo ad un inevitabile peggioramento e l’insoddisfazione porterà a proteste contro le economie di guerra e il rifornimento militare nel solo interesse NATO. L’Europa non è più una terra tranquilla e per riportarla alla sua consueta calma una tregua nel conflitto ucraino-russo non à più sufficiente poiché il nuovo scontro all’orizzonte sarà NATO – Russia e, a quanto pare, non sembra possibile evitarlo.

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