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Ammissione compromettente da parte del membro della Commissione della morte di Teheran 

Nayeri, capo della commissione della morte di Teheran nel massacro del 1988: Se non fosse stato per la fermezza dell’Imam, non avremmo mantenuto la sicurezza. Forse il regime non sarebbe sopravvissuto affatto.

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Alla vigilia del verdetto della Corte distrettuale di Stoccolma sul caso di Hamid Noury, il 14 luglio, Hossein Ali Nayeri, capo della Commissione della Morte delle prigioni di Evin e Gohardasht nel 1988, ha parlato per la prima volta del massacro dei prigionieri politici.

In un’intervista rilasciata al “Centro di Documentazione della Rivoluzione Islamica”, diretto da Mostafa Pourmohammadi, un altro membro della Commissione della Morte di Teheran, ha dichiarato: “A quel tempo, la situazione nel Paese era critica. Se non fosse stato per la fermezza dell’Imam, forse non avremmo avuto questa sicurezza… il regime non sarebbe sopravvissuto. A Teheran e in altre città si registravano 50-60 omicidi al giorno. Cosa si sarebbe dovuto fare in una situazione così critica? Bisognava emettere un verdetto risolutivo. Chi dirigeva i tribunali e conosceva le questioni avrebbe dovuto risolvere il problema. In una situazione del genere, non era possibile gestire il Paese offrendo loro baci e carezze?“.

Questa è un’altra scioccante ammissione del fatto che Khomeini ha evitato l’inevitabile rovesciamento del suo regno massacrando 30.000 prigionieri politici.

Nayeri ha mostrato chiaramente la preoccupazione del regime nei confronti dei membri e dei sostenitori del MEK nelle carceri: “Hanno ricominciato a creare il caos nelle carceri. hanno mantenuto la loro coesione anche nelle carceri. Non solo avevano un modello organizzato, ma avevano anche creato una nuova organizzazione all’interno della prigione. Attraverso le vie che conoscevano, ottenevano informazioni dall’esterno. Avevano il controllo sul “clima” della prigione… e quindi c’erano sempre nuove rivolte… Avevano tramato e si erano coordinati con l’esterno. Cioè, volevano continuare la loro resistenza“. Nayeri, quindi, ha ammesso che il motivo del massacro erano la solidarietà, l’organizzazione dei prigionieri MEK e la capacità di ottenere informazioni dall’esterno del carcere.

 

E ha aggiunto: “Hanno rivendicato di causare danni patrimoniali al sistema, di tagliare i cavi del telefono, di rompere le lampade ecc… Il sistema non sarebbe stato rovesciato con tali azioni. (È come una testardaggine infantile. Come quando la madre punisce il figlio, che va da qualche parte o fa una smorfia fastidiosa. In un Paese che ha così tante spese, il sistema verrà rovesciato rompendo quattro lampadine?“.

Nella fatwa per il massacro dei prigionieri politici, Khomeini parlò bene di Nayeri e, dopo il massacro e fino alla sua morte nel giugno 1989, emanò diversi ordini che incaricavano Nayeri di giustiziare altre persone. Due di questi decreti erano indirizzati congiuntamente a Nayeri e Raisi.

Il 15 agosto 1988, durante il massacro, Hossein-Ali Montazeri, l’allora successore di Khomeini, convocò Nayeri, in qualità di capo della Commissione della Morte, insieme ad altri tre membri della Commissione, Ebrahim Raisi, Mostafa Pourmohammadi e Morteza Eshraghi. Montazeri disse loro: “La storia vi ricorderà come criminali” e chiese loro di fermare il massacro. Tuttavia, essi continuarono a commettere tali atrocità su ordine di Khomeini e di altri leader del regime.

Sebbene esistano migliaia di documenti e prove sui crimini commessi da Nayeri, e che molti dei testimoni e delle parti civili nel processo a Hamid Noury abbiano fornito testimonianze inoppugnabili sulle sue responsabilità, le sue stesse confessioni non lasciano dubbi sul fatto che egli sia uno dei più grandi criminali contro l’umanità e che lui e i suoi complici debbano essere assicurati al più presto alla giustizia.

In contemporanea con l’annuncio del verdetto del Tribunale di Stoccolma nei confronti di Hamid Noury, il Comitato sulla Giustizia del NCRI pubblicherà un Rapporto in lingua inglese, contenente una sintesi degli atti processuali, a disposizione di tutti gli interessati.

Commissione della Giustizia del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana 

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